Lorenzo de' Medici, il Magnifico, ha dato vita a un mito che è durato secoli, prima che gli studiosi moderni riuscissero a scalfirlo. Scaltro diplomatico o crudele antilibertario? Generoso mecenate o genio della propaganda? Precoce talento letterario o rimatore dilettante? Abile banchiere o amministratore non del tutto capace e non proprio onesto dei beni della famiglia e della Repubblica di Firenze? Qual è la verità sul Magnifico protagonista della storia d'Italia di fine Quattrocento? Ne parla nel podcast "La Voce di Focus Storia" Eleonora Plebani, docente di Storia medievale alla Sapienza di Roma dove si occupa di basso Medioevo con particolare riferimento alla storia fiorentina quattrocentesca e ai rapporti politico-diplomatici tra Firenze e Roma.
«La recente storiografia ha restituito un profilo più equilibrato di Lorenzo: quello cioè di politico molto accorto e prudente, di un mecenate di altissimo livello, che sulla gestione finanziaria ed economica della banca di famiglia non dimostrò però la stessa abilità del nonno Cosimo», spiega Gennaro Maria Barbuto, docente di Storia del pensiero politico medievale e rinascimentale all'Università Federico II di Napoli, a Maria Leonarda Leone, autrice di un articolo dedicato a Lorenzo nel numero 169 di Focus Storia.
La sua carriera iniziò prestissimo: il padre, Piero de' Medici (1416-1469), afflitto dalla gotta, lo diede infatti in pasto alla politica poco più che bambino. Lorenzo – il primo nipote maschio del vecchio Cosimo (1389-1464), il "gran mercante" fondatore delle fortune familiari – fece la sua gavetta fra visite di rappresentanza e ambascerie alle corti di Milano, Roma, Napoli e Venezia: imparò così a muoversi tra i falsi sorrisi di veri e presunti alleati, ma non smise di trascorrere il tempo libero divertendosi con la sua chiassosa combriccola di amici, come qualsiasi viziato, ricco ragazzino.
Anche per questo, forse, non mostrò particolare entusiasmo quando, il 3 dicembre 1469, cioè la sera successiva alla morte di Piero, una delegazione di notabili fiorentini si presentò a Palazzo Medici "a confortarmi che pigliassi la cura della città e dello Stato, come avevano fatto l'avolo e il padre mio", racconta lui stesso nei suoi Ricordi. Accettò, ovviamente, ma "solo per conservazione delli amici e sustanzie nostre, perché a Firenze si può mal vivere ricco sanza lo Stato": era il suo atto di fede alla religione del tornaconto, quella che avevano praticato anche il nonno e il padre.
Per saperne di più, ascolta il podcast dedicato a Lorenzo il Magnifico.
Il podcast di Focus Storia è a cura di Francesco De Leo. Montaggio di Silvio Farina.
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