La più antica raffigurazione di un fantasma è stata scoperta nei magazzini del British Museum di Londra. Artefice del ritrovamento, Irving Finkel, curatore della sezione di antichità del Vicino Oriente che l'ha trovata incisa in una tavoletta babilonese di 3500 anni fa. L'incisione in passato non era stata notata perché prende vita solo con una determinata incidenza di luce: sulla base di questa scoperta, Finkel, una delle massime autorità nello studio della scrittura cuneiforme (in uso nelle civiltà del Vicino Oriente), ha appena dato alle stampe un libro sui fantasmi nel mondo antico, The First Ghosts (Hodder & Stoughton, novembre 2021).
Anime in pena. Niente rumori di catene e lenzuola sfarfallanti, come nel nostro immaginario di moderni occidentali: fra gli antichi popoli della Mesopotamia, come Sumeri e Babilonesi, i fantasmi avevano fattezze del tutto umane. «Potevano essere vecchi amici, parenti o semplici conoscenti», chiarisce Finkel nel libro: «ma diventavano fantasmi solo coloro che erano deceduti per morte violenta o in un qualche incidente, per esempio a causa di un annegamento. Cioè in tutti quei casi in cui la salma non veniva ritrovata oppure era stata inumana in modo sbrigativo, senza gli opportuni riti funebri. Il morto diveniva allora un'anima in pena.»
Continuava perciò a circolare, senza rassegnarsi all'aldilà. «La sua permanenza nell'ambiente domestico veniva tollerata dai vivi, senza tante paure, e persino con una certa comprensione che talvolta prevedeva anche l'offerta simbolica di cibo o bevande», spiega l'autore. Le lamentele di una signora babilonese potevano semmai essere di questo tenore: ieri sera è ritornato quel rompiscatole del mio vecchio zio, gli ho messo un boccale di birra appena fuori dalla porta e se ne è andato.
Stop allo stalking. Le cose cambiavano se il fantasma era uno che in vita si era distinto per prepotenza e cattiveria. «Tale genere di fantasma, di notte, ti poteva sussurrare nell'orecchio mentre dormivi cose assurde, fino a renderti pazzo», spiega ancora Finkel. C'erano anche fantasmi particolarmente fastidiosi perché non riuscivano a stare da soli, senza una donna, neanche da morti. Erano dei molestatori, finanche maniaci sessuali. Per queste categorie la comprensione cessava e veniva chiamato in aiuto un esorcista. Secondo Finkel, la tavoletta che mostra la più antica raffigurazione di un fantasma apparteneva appunto a un esorcista. Questa mostra una donna che trascina con una corda un uomo con i polsi legati che la segue, per l'aldilà, senza fare storie.
Ma chi dei due è il fantasma?
In una recente intervista al Guardian Finkel spiega che si tratta dell'uomo, probabilmente un molestatore, per il quale l'esorcista aveva richiamato una figura di donna magica, in grado di riportarlo fra i morti. Ma questa potrebbe essere una spiegazione politically correct, riguardosa per il genere femminile, forse non proprio adatta al maschilismo degli antichi babilonesi. Perché lo stesso Finkel, molto prima che uscisse il suo recente libro, in un video del 2018 in cui anticipava, in via informale, il ritrovamento della tavoletta, non aveva dubbi: il fantasma era lei, una signora volitiva che per lasciare stare i vivi e tornare nell'aldilà doveva avere in dono un uomo giovane e prestante (altro che birra!). Infatti nella raffigurazione la donna trascina, con aria soddisfatta, ciò che è interpretabile come la sua preda d'amore, assicurata con una corda legata ai polsi.
Servizio magico. Per liberarsi di soggetti del genere bastava creare delle figure che con un esorcismo prendevano "vita". Sul retro della tavoletta, di cui è andata perduta una parte, vengono fornite le istruzioni generali per liberarsi di un fantasma. Maschio, o forse femmina. Il rituale prevede la realizzazione di figurine di un uomo e di una donna:
... vesti l'uomo con un abito di tutti i giorni e dotalo di provviste per il viaggio. Avvolgi la donna in quattro vesti rosse e poi ancora in un panno porpora. Le dai una spilla d'oro. La doti completamente di letto, sedia, stuoia e asciugamano; le dai un pettine e una fiaschetta. Al sorgere del sole, verso il sole prendi le disposizioni rituali e predisponi due vasi di birra fatti di corniola; realizza una barca speciale e allestisci un incensiere di ginepro. Tiri il sipario, come quello dell'indovino. Metti le figurine insieme al loro equipaggiamento in posizione... e dici quanto segue: Shamash dio del Sole e giudice degli Inferi di notte...
Infine, il testo termina con un'avvertenza: "Vai e non guardare dietro di te!".