Ricostruiamo parte del DNA dei mammut e di quello Neanderthal. Perché allora non provare a recuperare anche quello di uno dei più grandi geni scientifici mai vissuti?
È lo scopo del Leonardo Project, una collaborazione internazionale che mira a risalire al genoma di Leonardo da Vinci partendo dal tesoro di appunti, schizzi e dipinti che lo scienziato e artista italiano ci ha lasciato. Un obiettivo forse un po' troppo audace, così come i tempi previsti per raggiungerlo: tre anni, giusto in tempo per celebrare i 500 anni dalla morte del genio toscano.
A caccia di indizi. Una roadmap del progetto, che coinvolge genetisti, archeologi e storici dell'arte italiani, spagnoli, francesi e statunitensi, è stata pubblicata sulla rivista scientifica Human Evolution. Se i paleontologi riescono a ricostruire parti del genoma di animali estinti da piccoli frammenti ossei, nel caso di Leonardo l'obiettivo è ricavare tracce biologiche della sua presenza dal suo lavoro: le moderne scienze forensi hanno fatto passi da gigante negli ultimi anni, e si può oggi risalire al DNA di una persona a partire da gocce di sangue, capelli, saliva. Persino dalle impronte digitali.
Albero genealogico. I codici, i disegni e i dipinti di Leonardo potrebbero celare indizi utili allo scopo, l'unico (non banale) problema è riuscire a rintracciarli ed estrarli senza danneggiare le opere. Altri ricercatori del progetto si stanno concentrando sull'identificazione dei moderni eredi dello scienziato, su entrambe le linee parentali. Confrontando il DNA ricavato dalle opere con quello dei suoi discendenti, potremmo risalire al colore dei suoi occhi e capelli, capire qualcosa in più sulla sua capacità visiva, su quello che mangiava e su eventuali disturbi di salute.
Un posto in cui scavare. Un ulteriore obiettivo, forse ancora più complesso e difficile da realizzare, è risalire ai resti dello scienziato toscano, che si pensa siano stati sepolti nella cappella Saint-Hubert del Castello d'Amboise, France: ma l'esatta posizione della tomba, che forse fu anche violata, non è nota.
Lavoro diplomatico. Al di là delle sfide tecniche, un ostacolo che la macchina organizzativa del Progetto Leonardo dovrà affrontare sarà convincere musei privati, istituzioni, miliardari (come Bill Gates, proprietario del Codice Leicester, una raccolta di scritti leonardeschi) a collaborare e aprire le porte dei loro archivi alla scienza. Sarà possibile in tre anni? Probabilmente no. Ma da qualche parte bisognerà pure iniziare.