Storia

I venti kamikaze giapponesi potrebbero essere esistiti davvero

I tifoni divini che salvarono il paese dalle flotte mongole potrebbero non essere solo una leggenda: le prove delle celebri tempeste sono state trovate nei letti di antichi laghi costieri.

Narrano le antiche leggende giapponesi che due provvidenziali tifoni, i cosiddetti venti "kamikaze", aiutarono le flotte nipponiche a respingere in due occasioni l'avanzata delle truppe mongole di Kublai Khan, nel 13esimo secolo.

Ebbene queste burrasche divine, al cui nome si ispirarono i piloti kamikaze giapponesi della II Guerra Mondiale, potrebbero non essere solo leggende. Potrebbero essere esistite davvero.

La verità nei laghi. Jon Woodruff, ecologo della University of Massachusetts Amherst, avrebbe trovato prove dei potenti eventi meteorologici nei letti di antichi laghi giapponesi dell'isola di Kyushu, la più meridionale delle quattro principali isole del paese, vicino al sito dove sono stati rinvenuti i relitti dell'imponente flotta mongola.

Un osso duro. L'isola fu attaccata due volte, nel 1274 e nel 1281, dal nipote di Genghis Khan, Kublai Khan, che aveva già conquistato gran parte della Cina e sperava di espandere ulteriormente il suo impero. Per questo scopo aveva radunato una oltre di 140 mila marinai cinesi e coreani, una delle armate più spaventose mai allestite.

Una rappresentazione della distruzione della flotta mongola risalente al 1847 e conservata al Museo Nazionale di Tokyo. © Wikimedia Commons

Venti salvifici. Secondo la leggenda, nulla poterono queste forze contro la violenza di due disastrose tempeste, che affondarono le navi e costrinsero il Khan a desistere. Ma il problema di questo mito è che tifoni così imponenti sono molto rari in questa parte del Giappone.

La leggenda, inoltre, fu probabilmente ingigantita durante la propaganda dell'imperatore giapponese Hirohito, che durante la II Guerra Mondiale chiese ai piloti del suo esercito di diventare "venti divini", sacrificando la propria vita per il bene del paese.

Le prove del disastro. Woodruff e il suo team hanno scavato negli strati più profondi degli antichi laghi costieri giapponesi disseminati lungo la costa. Dai sedimenti sepolti sotto i loro letti si ricavano preziose informazioni sugli eventi meteo che storicamente hanno colpito il paese: qui si trovano spesso frammenti di materiale trasportati dai tifoni.

Al posto sbagliato. Sotto al Lago Daija, vicino alla costa di Kyushu, sono state trovate grandi quantità di frammenti rocciosi - i cosiddetti sedimenti clastici - e del metallo stronzio. Questi materiali provengono, probabilmente, dalla sabbia e dalle conchiglie polverizzate della vicina spiaggia, che furono spazzati via dai tifoni e trascinati nel lago.

Dal fiume al lago. In un altro lago nella parte ovest dell'isola sono stati trovati depositi di sedimenti clastici e titanio, un metallo proveniente forse dal letto di un fiume vicino, trascinato nel lago dai tifoni. Anche la datazione al carbonio dei sedimenti trovati nei letti dei laghi sembrerebbe suggerire che questi siano stati portati qui all'epoca dei venti kamikaze della leggenda.

Una rappresentazione della distruzione della flotta mongola.

Nessuna tempesta. Sulla veridicità degli eventi narrati dal mito, però, bisogna procedere con cautela. Una trascrizione storica di un samurai della prima battaglia contro i Mongoli narra semplicemente di un vento a favore, che avrebbe aiutato la flotta giapponese, ma non menziona il tifone.

Un aiuto dall'uomo. Inoltre non si può sottovalutare l'apporto umano alla sconfitta del Khan: vicino ai resti delle navi nemiche sono stati rinvenuti relitti di nave bruciati: segno che la flotta giapponese dovette "dare una mano" ai tifoni lanciando navi incendiate contro gli avversari.

6 novembre 2014 Elisabetta Intini
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