Ritrovate da gruppo di archeologi in Israele le più antiche tracce di fuoco utilizzato dai nostri antenati. Risalirebbero a circa 800 mila anni fa.
Carbonizzato. Il fuoco avrebbe lasciato i piccoli buchi (evidenziati dalla freccia) in questo seme bruciato proveniente dal sito archeologico di Gesher Benot Ya'aqov. Foto: © N. Goren-Inbar/Science |
A gettare acqua sul fuoco, però, è arrivato un nuovo studio pubblicato su Science: il più antico "falò" controllato e utilizzato a proprio vantaggio dall'uomo risalirebbe a quasi 790.000 anni fa. La datazione è stata realizzata grazie all'analisi di alcuni resti di semi, legno e pietre ritrovati a Gesher Benot Ya'aqov in Israele in uno dei più interessanti siti archeologici del mondo perché si troverebbe in uno dei più antichi punti di passaggio tra Africa e Asia.
Lavoro certosino. Gli studiosi dell'università di Gerusalemme e di Ramat-Gan hanno analizzato oltre 50 mila legnetti e 36 mila schegge di selce, individuando due punti dove venivano accesi regolarmente dei fuochi. Secondo i ricercatori si tratterebbe del rifugio di un Homo erectus sulla riva di quello che una volta era un lago. Come legna da ardere sarebbero state utilizzate le piante dell'olivo, dell'orzo selvatico e dell'uva selvatica.
Polemica accesa. Che l'uomo avesse imparato a domare il fuoco in età molto antica era già cosa nota, ma fino ad ora si erano riuscite a trovare prove così certe. Il più antico e controverso ritrovamento proveniva da Koobi Fora in Kenya e risaliva a 1,6 milioni di anni fa, ma non aveva affatto convinto gli esperti.
Sempre a proposito di antichi fuochi, pare siano stati individuati anche i resti del più antico incendio naturale sviluppatosi sulla Terra: in Galles sono stati individuati i resti fossili di piante che probabilmente sono ciò che rimane di un incendio sviluppatosi tra i 443 e i 417 milioni di anni fa, in pieno periodo siluriano, periodo in cui le piante terrestri avevano appena iniziato il loro sviluppo.
(Notizia aggiornata al 30 aprile 2004)