I campi di concentramento non furono inventati dai tedeschi. I primi campi in cui rinchiudere civili su base etnica furono ideati dagli inglesi durante la Seconda guerra anglo-boera (1899-1902) in Sudafrica, e non dai nazisti.
I britannici diedero fuoco ai raccolti e ai villaggi boeri (coloni di origine olandese), deportando vecchi, donne e fanciulli in campi dove morirono oltre 40 mila persone. I britannici, a loro volta, secondo alcuni storici si sarebbero ispirati agli spagnoli, che avevano rinchiuso in campi gli indigeni di Cuba.
Precedenti
Con la Prima guerra mondiale in Francia si costruirono campi in cui furono rinchiuse migliaia di persone “colpevoli” di essere tedesche o austriache, e negli Anni ’30 Stalin avviò in Urss deportazioni di massa. Ma furono i nazionalisti turchi, nel 1915-16, a organizzare la prima campagna sistematica: oltre 800 mila armeni morirono in quei campi di concentramento (molti in Siria). Una politica di genocidio alla quale Hitler si ispirò.
Ai nazisti resta il triste primato dei campi di sterminio, il cui scopo, oltre al lavoro forzato, era l’uccisione programmata, nelle camere a gas, di ebrei, zingari, omosessuali e ritardati mentali.
I lager italiani
Durante la Seconda Guerra Mondiale, in Italia, furono operativi 35 campi di concentramento e transito (qui l'elenco completo).
I principali - istituiti dall'autorità tedesca - furono:
Il Campo di transito di Fossoli
Il Campo di transito di Bolzano, operativo da maggio 1944 a maggio 1945
La Risiera di San Sabba (Trieste)
Il Campo di concentramento di Borgo San Dalmazzo (Cuneo), operativo da settembre 1943 a febbraio 1944
Inoltre va ricordato il carcere piemontese di Fenestrelle.
La loro funzione fu principalmente quella di smistare verso i campi di sterminio in Germania e Polonia ebrei, rom, dissidenti politici e testimoni di Geova. Solo i prigionieri più pericolosi venivano fucilati nei campi.