Il DNA di due donne vissute in una remota regione della Russia orientale 7.700 anni fa è molto simile a quello delle attuali popolazioni locali: una continuità inusuale, forse la dimostrazione che, tra quelle fredde montagne, l'agricoltura si sviluppò più come una graduale trasformazione culturale, che come una rivoluzione portata dall'esterno.
I resti umani ritrovati in molti siti archeologici di Europa, Russia e Americhe sono di rado geneticamente affini alle popolazioni che oggi abitano quelle zone: l'introduzione dell'agricoltura 12.000 anni fa comportò infatti movimenti migratori che mischiarono le carte nel patrimonio genetico originario. Ma per gli scheletri rinvenuti nella grotta di Chertovy Vorota Cave, (Devil's Gate Cave, in inglese), nella provincia russa di Primorye (di fronte al Giappone), il discorso è diverso.
Le analisi. Una ricercatrice ungherese ha studiato il DNA nucleare estratto dai denti, dalle ossa dell'orecchio e dal cranio di due dei cinque resti umani conservati nella caverna, accanto a frammenti di lance, vasellame, reti e stuoie ricavate da carici intrecciate (che per molti è una delle prime piante coltivate).
Antenate dirette. Le due donne sono risultate geneticamente molto affini agli Ulch (o Ulci), popolazioni indigene che oggi abitano a poche centinaia di chilometri a nord dal sito, nel Bacino di Amur, dove per millenni sono vissute di pesca, caccia e agricoltura. Il DNA preistorico è anche piuttosto simile a quello di alcuni sparuti gruppi etnici di Cina e Siberia orientale, nonché legato - in forma minore - a quello dei moderni giapponesi e coreani.
"Nonne" primitive. Le donne di Chertovy Vorota erano anche fisicamente somiglianti ai loro moderni eredi: avevano capelli lisci, occhi castani, carnagione di tipo asiatico e incisivi a paletta. Intolleranti al lattosio, non allevavano animali da latte.
nata sul posto. Poiché gli Ulci e gli altri gruppi etnici dell'Amur non mostrano particolari influenze genetiche esterne, si può ipotizzare che nella regione l'agricoltura non fu introdotta da una popolazione arrivata da fuori, ma fu più un'evoluzione delle pratiche di gruppi di cacciatori raccoglitori, divenute più stabili e consolidate.
Contrari. Non tutti gli antropologi, tuttavia, sono d'accordo: per alcuni, le donne trovate nella grotta erano cacciatrici raccoglitrici e non ancora contadine. Per essere certi della continuità nella cultura agricola dell'area, bisognerebbe analizzare il DNA di un antico popolo locale specializzato nella coltivazione.