Storia

Nella Giornata internazionale della donna: la storia della pillola anticoncezionale

Nella Giornata della donna ripercorriamo la controversa vicenda della pillola anticoncezionale, dalla sua "invenzione" alla sua lenta legalizzazione.

Nella Giornata internazionale della donna facciamo un salto indietro nel tempo e scopriamo come la pillola, il primo contraccettivo femminile ha rivoluzionato la società attraverso l'articolo "Pillola libera tutte" di Magda Gattone, tratto dagli archivi di Focus Storia.

La contraccezione femminile. «Ci sono migliaia di farmaci, ma solo uno è universalmente noto come la Pillola. È una medicina un po' strana: non allevia i sintomi come gli analgesici né salva la vita come gli antibiotici. La sua scoperta nasce dall'impegno congiunto di attivismo sociale e ricerca medica e il suo straordinario impatto culturale supera di gran lunga l'effetto sulla salute». Così scrive Thomas Hager, giornalista e divulgatore scientifico, in Homo pharmacus. Dieci farmaci che hanno scritto la storia della medicina (Codice Edizioni).

Senza tabù. Già in passato, seppure con rimedi fantasiosi, si iniziò a scindere il concepimento dalla sfera sessuale, ma solo nel Novecento la contraccezione acquistò una veste scientifica. E a predire le future scoperte furono le parole di Sigmund Freud, del 1898: "Uno dei massimi trionfi dell'umanità dovrebbe essere la possibilità di rendere la procreazione un atto volontario e deliberato".

CONTA LE PECORE. La scoperta che avrebbe aperto la porta a una contraccezione femminile efficace avvenne in Australia nei primi anni del Novecento. E non in laboratorio, ma all'aria aperta. Qualcuno si accorse che la natalità degli agnelli crollava drasticamente (passava dall'80% al 10%) quando le pecore venivano fatte pascolare in prati ricchi di trifoglio. La ragione? Il trifoglio contiene progesterone, e questo ormone impediva alle pecore di restare gravide. La strada per la messa a punto della pillola era ancora lunga, ma la direzione era quella giusta.

Pioniere incompreso. Qualche anno più tardi, infatti – siamo nei primi anni Venti – il fisiologo austriaco Ludwig Haberlandt (1885-1932) tentò di riprodurre e manipolare un meccanismo allora già noto, e cioè la temporanea infertilità delle donne incinte (durante la gravidanza la donna smette di ovulare). Haberlandt trapiantò frammenti di tessuti ovarici di femmine di animali gravide in donne non incinte. Il suo obiettivo era quello di isolare l'ormone responsabile per poi farlo diventare il principio di una pillola. Ma lo scienziato non riuscì nel suo intento, anche a causa dei rudimentali strumenti a sua disposizione.

Reazioni controverse. Affidò comunque a un saggio, pubblicato nel 1931, la sua scoperta, senza sospettare le convulse reazioni che avrebbe suscitato: le critiche furono così numerose e feroci, che lo scienziato, amareggiato, finì per togliersi la vita.

Il suo lavoro però non venne disperso e altri studiosi portarono avanti le sue ricerche. Sempre negli anni Trenta, decennio fondamentale per lo studio degli ormoni sessuali, vennero infatti scoperti il progesterone, il testosterone e l'estradiolo.

Problema accantonato. La guerra prima e il Dopoguerra poi determinarono una battuta d'arresto negli studi. «Il secondo conflitto mondiale ridefinì le priorità della ricerca», spiega Hager. «Finita la guerra la parola d'ordine era: fate molti figli. E il controllo delle nascite venne accantonato». O meglio, venne accantonato da buona parte del mondo scientifico, ma non da tutti.

Il biologo americano Gregory Pincus (1903-1967), per esempio, riprese subito le redini dello studio di Haberlandt e, negli anni Cinquanta, si rese conto che il progesterone, prodotto dalle ovaie degli animali, se assunto oralmente aveva scarse possibilità di essere assorbito dallo stomaco. Inoltre, aveva costi di produzione elevatissimi ed era difficile da raccogliere e purificare.

PISTA MESSICANA. Affiancato da John Rock, un ginecologo che come lui studiava gli ormoni sessuali, decisero quindi di appoggiarsi a un'azienda farmaceutica per avere mezzi e risorse per proseguire. La scelta cadde sulla Syntex, una piccola impresa fondata in Messico. E proprio dalla Syntex arrivò la soluzione: si potevano estrarre gli steroidi da una specie locale di patata dolce gigante, chiamata cabeza de negro. Fu un consulente della Syntex, il chimico viennese Carl Djerassi, a fornire a Pincus il materiale per mettere a punto la prima pillola anticoncezionale: si trattava di un preparato di progesterone, estratto appunto da una pianta, al quale, per evitare sanguinamenti uterini anomali, venne aggiunta una piccola quantità di estrogeno.

Rivalità tra case farmaceutiche. In quegli anni, la Syntex era però insidiata da un'azienda farmaceutica rivale: la Searle. Proprio l'anno successivo, nel 1952, quest'ultima produsse un preparato simile, il noretinodrel, sintetizzato da Frank Colton. Fu poi lo stesso John Rock a sperimentare i due progestinici per inibire l'ovulazione. Tra i due preferì quello della Searle. A conti fatti, per la ricerca scientifica prevalse la Syntex, che riuscì a sintetizzare per prima il progesterone. Ma la Searle fu la prima a mettere sul mercato il preparato (a cui venne aggiunto il mestranolo).

IN MANO ALLE DONNE. All'inizio degli anni Cinquanta, il lavoro di Pincus ottenne ulteriore slancio grazie all'impegno dell'attivista statunitense Margaret Sanger (1879-1966). Infermiera, educatrice e affascinata dal pensiero socialista e femminista, fu una figura di spicco del Novecento.

Prese coscienza della tragica situazione in cui versavano le famiglie più povere di New York quando lavorava come infermiera: le famiglie indigenti venivano, praticamente, ridotte sul lastrico dalle gravidanze impreviste. La sovrappopolazione era causa di povertà, malnutrizione e disoccupazione e la mancanza di scelta per le donne, di per sé negativa, portava ad aborti clandestini che finivano spesso tragicamente.

Controllo della natalità. Sanger passò dalla propaganda, fatta di informazioni per rendere più consapevoli le donne sul tema, all'azione concreta: nel 1921 fondò la Lega americana per il controllo della natalità, promuovendo una campagna per una riforma legislativa che consentisse l'apertura di cliniche per i poveri. Al suo instancabile lavoro contribuì finanziariamente Katharine Dexter McCormick (1875-1967), filantropa, tra le prime donne a laurearsi al Mit (in biologia) ed erede di un immenso patrimonio.

A Portorico. Nel 1951 le due donne, ormai sulla settantina, entrarono in contatto con Pincus, scoprendo che avevano una causa in comune. Scelsero come luogo di sperimentazione Portorico, vicina geograficamente agli Stati Uniti ma lontana dal punto di vista della legislazione in materia. Negli Usa, infatti, vigevano le Comstock Laws: un insieme di leggi per la tutela della morale che vietava le pubblicazioni pornografiche e il materiale con contenuto illecito o immorale, ma che in realtà coinvolgeva tutto ciò che riguardava la sessualità. «Nel Massachusetts, dove Pincus conduceva le sue ricerche, secondo queste leggi la somministrazione di un'unica pillola contraccettiva a una donna poteva avere come conseguenza una multa di mille dollari o cinque anni di prigione», spiega Hager. Per questo motivo fu necessario optare per un altro Paese: Portorico appunto.

Sul campo. La sperimentazione partì nella primavera del 1956 nel quartiere più popoloso di San Juan, la capitale portoricana. La pillola fu però distribuita senza un'adeguata informazione sugli effetti collaterali e, quindi, senza consenso informato. Le portoricane riferirono casi di cefalea, nausea, vertigini e coaguli di sangue che vennero frettolosamente archiviati da Pincus come frutto dell'ipocondria. Il caso più eclatante coinvolse una donna che morì durante la sperimentazione per insufficienza cardiaca. Nonostante ciò, i trial clinici avevano dimostrato le proprietà di inibizione dell'ovulazione e il fatto che questa nuova sostanza poteva essere utilizzata sia per la contraccezione sia per la regolarizzazione del ciclo mestruale.

ARRIVA ENOVID. «Nel 1957, la Food and Drug Administration approvò l'Enovid (il nome commerciale della prima versione), distribuita dalla Searle», racconta Hager.

«Per eludere l'ostacolo delle Comstock Laws, la prevenzione della gravidanza non veniva menzionata oppure era considerata un effetto collaterale». La prima pillola venne infatti commercializzata come farmaco per la regolarizzazione del ciclo mestruale. Soltanto nel 1960, la stessa Fda diede il via libera alla vendita della pillola come strumento per il controllo delle nascite; anche se, in realtà, centinaia di migliaia di donne ne facevano già uso a tale scopo.

La condanna della Chiesa. Il farmaco decollò. Si stima che nel 1967 tredici milioni di donne nel mondo la utilizzassero regolarmente. A quel punto arrivò la condanna della Chiesa cattolica, attraverso l'intervento di papa Paolo VI che, nel 1969, con l'Humanae vitae stigmatizzò l'utilizzo della pillola e di qualunque metodo anticoncezionale, in quanto contrario ai precetti cristiani. Ciò comportò un notevole ritardo nella diffusione del farmaco soprattutto nei Paesi maggiormente soggetti all'influenza della Chiesa. Ma ormai non si poteva più tornare indietro.

Emancipazione. La pillola fu una rivoluzione per le donne, diventando un simbolo di emancipazione, con conseguenze sulla vita pubblica e privata. «Secondo una ricerca, negli anni Settanta aumentò vertiginosamente il numero di donne che proseguirono gli studi universitari e s'impegnarono nelle carriere professionali», spiega Hager, collegando il dato alla libertà di scelta portata dalla pillola. E anche il rapporto di coppia, storicamente improntato sulla subordinazione della donna all'uomo, cambiò nel segno di una relazione paritaria, quella che gran parte della società occidentale oggi conosce.

8 marzo 2024 Focus.it
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