Petra, posta allo sbocco della stretta gola del Siq, in Giordania, è uno dei siti archeologici più famosi e visitati al mondo, eppure è ancora un mistero. Solo il 20 per cento del sito, si stima, è stato scavato, e di quel pezzetto di città esplorata, la maggior parte è costituito da tombe ed edifici pubblici. Solo da una quindicina di anni le campagne di scavo si stanno dedicando a indagare i quartieri residenziali di Petra: strade ombreggiate da alberi e tralci di vite, un'avanzata rete idrica e, nel 2017, la scoperta di quello che probabilmente era un magnifico e gigantesco giardino con una enorme piscina all'interno, che avrebbe fatto di Petra un'oasi nel deserto senza eguali, nella quale potevano abitare fino a 30.000 persone.
Eccellenze. A costruirla furono i Nabatei, giunti nell'attuale Giordania nel IV secolo a.C., probabilmente dallo Yemen. Se non c'è certezza sulle loro origini, c'è sull'intricata rete commerciale che mantennero tra il Nord e il Sud della Penisola arabica favorendo le relazioni del mondo mediorientale che guardava al Mediterraneo, con l'Africa e l'Oriente, affacciati sul Mar Rosso e sull'oceano Indiano. A dimostrarlo, le iscrizioni epigrafiche in lingua nabatea rinvenute anche a molta distanza dalla capitale Petra. Lungo le loro rotte commerciali i Nabatei costruirono campi di sosta, cisterne, insediamenti agricoli e città dotate di complessi sistemi di approvvigionamento idrico. I Nabatei eccelsero nel commercio del bitume del Mar Morto, necessario agli Egizi per la mummificazione, e nella tratta di merci di lusso verso il mondo greco-romano: seta dall'India e profumi dall'Arabia. Anche se li ricorderemo per sempre per i monumenti che realizzarono proprio a Petra.