Una serie tv dedicata alla vicenda del rapimento, nel 1973, di Jean Paul Getty III da parte della ndrangheta, fa tornare d'attualità (e per molti, fa scoprire) la storia della dinastia americana Getty: ripercorriamo insieme le vicende di questa grande famiglia, le cui generazioni hanno provato ricchezze favolose e immense tragedie, con questo articolo di Eugenio Spagnuolo pubblicato nel 2013, su Focus Storia Biografie.
Dal vecchio Jean Paul, che fu uno dei primi americani ad avere il titolo di miliardario, allo sfortunato Jean Paul III, vittima di un rapimento in Italia che avrebbe segnato la sua esistenza, fino al giovane Balthazar, che ai soldi di famiglia ha preferito la recitazione e oggi è un apprezzato attore di serie televisive. Se c’è una dinastia in cui nulla è scontato e ogni generazione gioca la sua partita, è quella dei Getty. Il loro nome, nel corso degli anni, si è legato a ricchezze favolose, ma anche a un numero impressionante di tragedie. Che hanno contribuito alla nascita di una vera e propria “maledizione”.
Getty e le belle donne. E dire che quando Jean Paul, il fondatore del clan, mosse i suoi primi passi nel mondo degli affari sembrava che la fortuna non l’avrebbe mai più lasciato... Di padre in figlio. Figlio di George, un petroliere del Minnesota, Jean Paul Getty (1892-1976) a 24 anni aveva già guadagnato il suo primo milione di dollari acquistando un ricco pozzo petrolifero in Oklahoma, che oggi è diventato un’attrazione turistica. Fu un tale colpaccio per i tempi che il giovane milionario smise di lavorare e si concesse un paio di anni sabbatici in compagnia di belle donne. E la cosa non andò giù al padre, timoroso che la passione per la bella vita avrebbe spinto il figlio a dilapidare le fortune di famiglia.
A preoccupare il vecchio George era soprattutto la leggerezza con cui Jean Paul si sposava per poi divorziare dopo pochi anni. Fu per questo che alla sua morte, nel 1930, gli lasciò in eredità “solo” 500 mila dollari. Ma Jean Paul, che intanto si era sposato per la terza volta con Adolphine Hemle, non si perse di coraggio e fece fruttare quella “piccola” somma: acquistò la Pacific Western Oil corporation assieme ad altre compagnie petrolifere, approfittando della caduta dei prezzi conseguente alla Grande depressione che aveva colpito gli Stati Uniti.
Il più ricco americano vivente. Il giovane Getty era insomma un farfallone, ma era anche molto astuto. E aveva capito il potere della speculazione finanziaria.
L’affare lo catapultò in poco tempo in cima alla classifica degli uomini più facoltosi del pianeta, tanto che nel 1957 la rivista Fortune lo definì “il più ricco americano vivente”. I suoi cinici aforismi – come “I miti erediteranno la terra, ma non i suoi diritti minerari” o “Il petrolio è un animale selvaggio. Chi lo cattura lo ha” – cominciarono a fare il giro del mondo, contribuendo alla nascita del mito.
Jean Paul Getty divenne famoso anche per la sua tirchieria: non esitò a far mettere un telefono a gettoni per gli ospiti in una sua magione londinese, non accettava lettere con l’affrancatura a carico del destinatario e non aveva mai più di 25 dollari in tasca. Ovviamente era molto raro che aprisse il suo portafogli per finanziare gli altri, ma tra i fortunati ci furono alcuni candidati repubblicani alla presidenza degli Stati Uniti e il Wwf. Quando morì, nel 1976, a 83 anni, Jean Paul lasciò quasi tutti i suoi averi al Getty Museum di Malibu, da lui fondato due anni prima nell’elegante cittadina californiana alle porte di Los Angeles. Non fu, invece, particolarmente generoso con la sua famiglia.
La seconda generazione Getty. Dai cinque matrimoni di Jean Paul Getty nacquero altrettanti figli. E fu proprio il primogenito George, favorito del padre, a inaugurare quella che sarebbe passata alla storia come la “maledizione dei Getty”: morì di overdose a 48 anni, nel 1973. Il secondogenito Jean Ronald finì invece in bancarotta, e oggi è stato escluso dal trust che controlla le attività di famiglia.
Mentre Timothy, l’ultimo nato, morì tragicamente a 12 anni per complicazioni operatorie in seguito alla rimozione di un tumore al cervello. Ma fu soprattutto con i due figli nati dal terzo matrimonio che si giocò il destino della famiglia. Jean Paul II, nonostante portasse il nome del padre, non ebbe mai un buon rapporto con lui. Alla gestione delle aziende preferì la bella vita, come a suo tempo aveva fatto proprio il suo vecchio. Ma a differenza del padre non possedeva talento finanziario e oltre alle belle donne aveva anche un debole per le droghe, che lo trasformò in una sorta di miliardario hippy. Andò meglio al fratello Gordon (1934), il quartogenito, portato in palma di mano dal padre da cui ha ereditato il controllo della Getty: oggi, con 2 miliardi di dollari, figura al 212° posto della classifica degli uomini più ricchi d’America.
La terza generazione Getty. Lontano da quella prima posizione occupata per anni dal padre, ma anche dalla maledizione di famiglia.
Tra i discendenti di terza generazione il più noto è Jean Paul III che (1973) la 'ndrangheta pensò bene di rapire mentre si trovava a Roma per di seguire le orme hippy del padre. Sin dall’inizio il nonno si mostrò contrario a pagare il riscatto, perché temeva che, con una tale pletora di parenti, sarebbe finito senza un penny a furia di rapimenti da risolvere a suon di milioni. Fu così che, per convincere la famiglia, i banditi non esitarono a inviare per posta un orecchio della giovane vittima.
La notizia della macabra spedizione fece il giro del mondo. E il nonno Jean Paul alla fine pagò il miliardo e 700 milioni di lire richiesti, ma impose al nipote di restituirglieli con un tasso di interesse del 4% annuo. Liberato dalla ’ndrangheta sull’autostrada Salerno-Reggio Calabria, il ragazzo non immaginava che le sue disgrazie fossero appena iniziate. Dopo un breve matrimonio celebrato a 19 anni con la regista Gisela Zecher (che il giorno delle nozze si presentò vestita di nero) e la nascita del figlio Balthazar, cadde in un vortice di depressione e droga.
I Getty di oggi. Nel 1981, a 24 anni, un cocktail di metadone e psicofarmaci gli provocò un ictus dal quale, cieco e paralizzato, non si riprese fino alla morte, avvenuta nel 2011. Oggi, secondo i biografi del clan, la quarta generazione dei Getty è composta da 18 eredi.
Tra loro spicca il nome di Balthazar, figlio di Jean Paul III e attore di cinema e serie tv (Brothers and sisters). Sulla mano ha tatuato “bzar”, quattro lettere che compongono il suo nome ma anche con il significato di “bizzarro”. Non vuole sentire parlare in nessun modo di finanza e collezionismo d’arte, che restano le attività principali di famiglia, a distanza di anni dalla morte del bisnonno. Dopo aver svenduto la Getty oil alla Texaco nel 1984 per 10 miliardi di dollari e aver tentato di riprendersela con alcune cause in tribunale (senza successo), i Getty oggi sono attivi con alterna fortuna in vari settori dell’industria e nella filantropia artistica con la Fondazione Getty.