Poco dopo la sua invenzione, la fotografia è stata vista come un mezzo asettico e obiettivo per accertare anche la verità giudiziaria. Per questo la creazione di metodi scientifici per fotografare supposti criminali e scene del crimine ha seguito la storia della giustizia per più di un secolo.
Una mostra a Torino, Sulla scena del crimine, ideata da Diane Dufour e organizzata da CAMERA - Centro italiano per la fotografia, analizza la storia della fotografia forense e i suoi metodi. L'evento (in programma dal 26 gennaio al 1 maggio 2016) percorre più di un secolo di storia, dai primi scatti nelle aule di tribunale fino alle foto satellitari, con oltre 150 scatti suddivisi in undici casi-studio (in questa pagina alcuni esempi).
Alphonse Bertillon. Il fotografo francese Bertillon creò un protocollo scientifico per la rappresentazione delle scene del crimine. Le immagini erano scattate con una macchina "zenitale" montata su un treppiede alto più di due metri, da collocare in verticale esattamente sopra la scena, con precise indicazioni metriche e di scala.
Fu la prima rappresentazione precisa delle scene e dei corpi delle vittime usata dalla polizia e dagli inquirenti. I metodi di Bertillon saranno applicati anche negli anni e nei decenni successivi per avere una visione "obiettiva" degli eventi.
Il Grande Terrore. In un paio di anni, dal 1937 al 1938, il regime sovietico arrestò, torturò e uccise quasi un milione e mezzo di persone. Gli arrestati erano indotti a confessare crimini e complotti inesistenti, oltre che indicare alla polizia il nome dei supposti complici. Ognuno era fotografato, pochi giorni prima o anche il giorno prima della fucilazione, su uno sfondo neutro, proprio come indicato da Bertillon con le sue regole per fissare la scena del crimine.
Guerra dall'alto. Proposta dal generale francese Joseph Joffre nel 1914, l'unione della fotografia con la ricognizione aerea rivoluzionò anche la guerra. Controllare lo stato del terreno prima e dopo un bombardamento, o scoprire le postazioni nemiche, divenne subito un approccio comune nelle campagne militari. Dall'aereo ai droni e al satellite, i progressi hanno permesso anche alle organizzazioni umanitarie di denunciare le efferatezze e le stragi degli eserciti più o meno regolari sul territorio.