Storia

FitzRoy: l'ammiraglio inglese che inventò le previsioni meteo

A metà Ottocento l'ammiraglio inglese FitzRoy pubblicò sul Times le prime previsioni del tempo della Storia elaborate con metodo "scientifico".

In pochi lo hanno sentito nominare. Eppure è (anche) grazie a Robert FitzRoy (1805-1865) che oggi prima di partire per il weekend possiamo consultare le previsioni del tempo. Si tratta di un viceammiraglio della Marina inglese, fondatore del primo servizio meteorologico della Storia, che guidò per una decina di anni, dal 1854 fino alla morte.

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FitzRoy circa 1855 © WikiMedia

Nobili natali. Nato a Bury St. Edmunds, in Inghilterra, FitzRoy apparteneva a una delle più nobili casate del tempo (FitzRoy è una parola di origine normanna che significa appunto “figlio del re”).

Entrato in marina da giovane, FitzRoy comandò il brigantino Beagle tra il 1831 e il 1835 durante la campagna per i rilievi idrografici intorno al mondo, e ospitò a bordo lo scienziato Charles Darwin, di cui divenne amico.

Tornato in patria, FitzRoy si dedicò a pubblicare le memorie di quel viaggio fino a quando, nel 1841, venne eletto alla Camera dei Comuni con il partito dei conservatori. All’apice della carriera (1843) fu governatore della Nuova Zelanda, ma a Londra si fecero l’idea che fosse troppo tenero e due anni dopo lo destituirono.

Danni da tempesta. Era forse il segnale che la cattiva stella aveva cominciato a darsi da fare, ma FitzRoy non si scoraggiò. Puntò tutto sul suo interesse per la sicurezza in mare e sulla sua esperienza di navigatore, e quando il governo britannico cominciò a chiedersi se ci fosse un modo per limitare i danni delle tempeste si fece il suo nome. Che fu accolto da molti con enorme scetticismo.

Nelle intenzioni del governo, il servizio avrebbe dovuto limitarsi a raccogliere dati statistici sul vento e sul tempo in mare e metterli a disposizione dei capitani affinché riuscissero a fare traversate più veloci.

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Così si immaginavano l'andamento dei venti e la meteorologia negli Acta Eruditorum (periodico mensile) del 1716.

Ma FitzRoy era un idealista. Sapeva che in quegli anni sulle coste inglesi in media ogni anno si perdevano circa mille imbarcazioni, con quasi 900 morti. Così si lanciò nell’impresa convinto di poter fare qualcosa per risolvere la drammatica situazione nei mari.

Prime previsioni. Il primo passo fu la raccolta delle informazioni: fornì a ogni capitano la strumentazione necessaria per registrare il tempo incontrato in navigazione e già nel maggio del 1855 circa 50 navi mercantili e 30 da guerra erano pronte a fornire i dati.

In particolare fece adottare uno strumento meteorologico, che da lui prese il nome di barometro FitzRoy o barometro da tempesta. Si tratta di una provetta di vetro sigillata contenente una soluzione chimica che si modifica all'approssimarsi di variazioni meteorologiche (storm glass, qui nel dettaglio

).

Naturalmente, poiché non esisteva ancora la radio, le informazioni raggiungevano FitzRoy giorni, settimane o addirittura mesi dopo che erano state registrate e quello che FitzRoy poteva fare era riportare i dati su una “carta sinottica”, antesignana delle moderne carte meteo.

Quel lavoro comunque fu molto utile. FitzRoy, studiando quelle carte, si accorse che le perturbazioni non si muovono a caso. Fu lui a capire che in genere si spostano da ovest verso est. Comprese anche che man mano che si avvicina una tempesta la pressione atmosferica e il vento variano in modo sempre uguale.

Si convinse che bastava avvertire in tempo le navi più lontane dalla costa di queste variazioni per permettere ai loro comandanti di mettersi al riparo dalle burrasche.

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Il Royal Charter naufragato nella notte tra il 25 e il 26 ottobre del 1859, sulle coste dell’Isola di Anglesey naufragò. Il clipper in ferro, lungo 72 metri e una macchina a vapore da 300 cavalli, iaffondò in una violenta burrasca e con lui scomparvero centinaia persone.

Sventura favorevole. I superiori, però, non condividevano le sue teorie: ci volle una disgrazia per far cambiare le cose. Nella notte tra il 25 e il 26 ottobre del 1859, sulle coste dell’Isola di Anglesey in una burrasca naufragò il Royal Charter.

FitzRoy capì che era giunto il suo momento. Annunciò che se si fosse registrato l’abbassamento di pressione sulla terraferma, e lo avessero comunicato al comandante del Royal Charter, si sarebbe evitato il disastro.

Così dicendo finalmente ottenne i fondi necessari per installare 13 stazioni meteorologiche lungo le coste della Gran Bretagna. Le stazioni, collegate dal telegrafo, cominciarono a lavorare nel settembre del 1860. Il 6 febbraio 1861 FitzRoy fu in grado di emettere il primo avviso di tempesta.

Funzionava così. Gli osservatori nelle stazioni alle 8:00 di ogni mattina rilevavano i dati fondamentali (temperatura, pressione e umidità, direzione e velocità del vento al suolo e in quota, le condizioni del mare, il tipo e la quantità delle precipitazioni) e li inviavano per telegrafo alla sede centrale del servizio, a Londra.

Alle 10:00 le informazioni erano messe sotto forma di tabella e trascritte per essere esaminate da FitzRoy o dal suo assistente, che le interpretavano. Alle 11:00 le previsioni venivano telegrafate al quotidiano Times, all’Ammiragliato e all’Ufficio del commercio. Era la prima volta che le previsioni del tempo erano rese disponibili al grande pubblico tramite un giornale.

Una volta stabilito il rischio di perturbazione, appositi avvisi venivano inviati per telegramma alle stazioni meteo della zona minacciata che le comunicavano esponendo appositi segnali di pericolo.

Cantonate. Considerando che anche oggi le previsioni a volte sbagliano, immaginate che cosa poteva accadere con i sistemi di allora. Poiché le previsioni di FitzRoy erano in genere imprecise, gli armatori se la presero con lui, che spesso li costringeva a tenere le navi ferme inutilmente.

Questa ostilità costante e gli attacchi dell’opinione pubblica (oltre alla mole di lavoro) minarono la sua salute, anche mentale.

Stanco e depresso, una domenica del 1865 si rinchiuse in bagno e si tagliò la gola con un rasoio. Morì così, a 60 anni, l’uomo che sapeva prevedere le tempeste, ma non l’astio del prossimo.

16 luglio 2018 Giuliana Rotondi
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