Se Lorenzo de' Medici fosse vissuto nell'antica Roma, sarebbe stato una via di mezzo tra gli imperatori Augusto e Nerone: in politica interna collaborò infatti con le famiglie filomedicee atteggiandosi a primus inter pares (proprio il significato di princeps, il titolo che si assegnò il primo imperatore romano) e cercando il consenso dei ceti più bassi a colpi di feste, spettacoli ed elargizioni (specialità di Nerone, appunto). Perciò il popolo fiorentino lo amò e lo appoggiò sempre, anche nei momenti più difficili. A raccontare alla Voce di Focus Storia il rapporto di Lorenzo de' Medici con la sua Firenze e con la politica italiana è Eleonora Plebani, docente di Storia medievale alla Sapienza di Roma dove si occupa di basso Medioevo con particolare riferimento alla storia fiorentina.
Per tenere le redini del potere e garantire a Firenze un ruolo di primo piano, i Medici puntarono su una raffinata diplomazia. Cosimo il Vecchio – figlio di Giovanni di Bicci de' Medici, che era stato fondatore nel 1397 di una banca diventata la più importante d'Europa – resse tra il 1434 e il 1464 la Repubblica, ormai divenuta Signoria, da dietro le quinte, manovrando le altre famiglie e inserendo persone di fiducia nel Consiglio dei Cento e nel Priorato delle Arti (principali organi di governo, affiancati dal gonfaloniere di Giustizia e dal podestà). Dal canto suo, Lorenzo, subentrò alla guida della città nel 1469, dopo la morte del padre Piero che lo aveva avviato alla politica fin da piccolo e si pose al centro della scena. Già nominato membro a vita del Consiglio dei Cento, avviò un'opera di accentramento del potere che lo portò nel 1480 a creare un nuovo Consiglio, detto dei Settanta, composto solo da suoi fidati, concentrando in esso ogni decisione governativa a scapito dei preesistenti organismi. Nel 1490 i membri furono quindi ridotti a 17.
Il Magnifico si attirò così anche qualche critica, soprattutto da parte del frate domenicano Girolamo Savonarola, che denunciò la corruzione e il vizio dilaganti nella Firenze medicea. «Dal punto di vista economico, l'amministrazione di Lorenzo non fu in effetti ottimale, ma egli brillò senza dubbio per le qualità diplomatiche, riuscendo a imporsi quale mediatore tra forze contrastanti», spiega Franco Cardini autore del saggio Breve storia di Firenze (Pacini Editore). «Fu abile a rafforzare un'intesa con la Milano sforzesca e con la Napoli aragonese, al fine di contenere le velleità espansionistiche del papato e di Venezia, garantendo in questo modo un prolungato periodo di pace sia alla sua città sia al resto della Penisola».
Per saperne di più, ascolta anche l'altra puntata del podcast dedicato a Lorenzo il Magnifico.
Il podcast di Focus Storia è a cura di Francesco De Leo. Montaggio di Silvio Farina.
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