I presidenti vanno e vengono ma la Corte suprema dura per sempre, amava dire William Taft, 27° presidente degli Stati Uniti. La Corte suprema, il massimo organo giudiziario, istituito negli Usa il 24 settembre 1789, ebbe un ruolo defilato fino al 1800. Quell'anno gli Stati Uniti uscivano da una dura campagna elettorale che aveva visto trionfare lo sfidante Thomas Jefferson contro il presidente John Adams. Quest'ultimo, inviperito, decise di mettere i bastoni tra le ruote al rivale: a pochi giorni dallo scadere del mandato nominò il suo segretario di Stato, John Marshall, alla Corte suprema.


E fu proprio con la presidenza Marshall (1801-1835) che la Corte rafforzò il suo potere, in particolare con la sentenza Marbury vs Madison, con la quale la Corte si arrogò la competenza di giudicare sulla costituzionalità delle leggi federali. Era la prima volta che la Corte suprema dichiarava incostituzionale una norma federale, dimostrando l'autonomia dal potere esecutivo e intrecciando il suo destino con il dibattito politico statunitense.
Sentenze a favore della schiavitù. Nel 1857 fu emessa la sentenza Dred Scott vs Sandford, secondo cui gli afroamericani schiavi in territorio Usa non erano protetti dalla Costituzione e non potevano intentare causa. Fu decretata inoltre l'abrogazione del Compromesso del Missouri: patto siglato nel 1820 con l'intento di frenare la schiavitù nel West.
La decisione della Corte suprema viene annoverata ancora oggi tra le cause principali della Guerra di Secessione (1861-1865). Al termine del conflitto, il Congresso approvò due emendamenti alla Costituzione: il XIII, che aboliva la schiavitù, e il XIV, finalizzato ad annullare la sentenza Dred Scott vs Sandford.
Repubblicani e democratici. Nel 1932 Franklin Delano Roosevelt (32° presidente) provò a risolvere la crisi economica con il New Deal: un ambizioso piano di investimenti pubblici per far ripartire l'economia. La Corte - spostata a destra, su posizioni molto conservatrici - non apprezzò l'approccio statalista del presidente e scoppiò una prova di forza con la Casa Bianca. Sotto la presidenza di Earl Warren (1953-1969) gli equilibri della Corte si spostarono sul fronte democratico: furono rafforzati i diritti civili, ridimensionato il ruolo della religione nelle scuole e combattuta la segregazione razziale - si trattò, nel complesso, di un vasto programma di riforme sociali che incontrò una forte opposizione anche all'interno dello stesso Partito democratico.
La Corte proseguì la sua attività nel tumultuoso decennio successivo: è del 1973, per esempio, la controversa sentenza Roe vs Wade, che rese l'aborto sempre lecito finché il feto non diventasse in grado di sopravvivere fuori dall'utero materno, decisione ancora oggi molto divisiva all'interno dei vari schieramenti.