Anche per le ferie dobbiamo ringraziare gli antichi romani, perché non solo furono precursori nell'ingegneria, nei giochi e nello sport, ma anche nell'usanza di lasciare il caos dell'Urbe per andare in vacanza. Tra l'altro, anche il ferragosto lo dobbiamo a loro: la parola deriva dal latino feriae Augusti (riposo di Augusto), in onore di Ottaviano Augusto, da cui prende il nome il mese di agosto, un periodo di festeggiamenti e di risposo per tutti i cittadini istituito dall'imperatore nel 18 a.C.
Con l'arrivo della bella stagione, gli antichi romani che se lo potevano permettere - e quindi soprattutto imperatori e senatori con la loro corte - fuggivano dal logorio della città eterna andando in località di campagna o di mare dove dedicarsi non solo a banchetti lucculiani, ma anche a gite in barca, passeggiate nella natura e bagni termali in piscine.
I centri vacanzieri più gettonati dagli abitanti dell'Urbe erano dislocati lungo il bellissimo golfo di Napoli. I più frequentati erano Ercolano, Stabia e Oplontis, veri e proprio paradisi terrestri che sarebbero stati peraltro spazzati via, assieme a Pompei, dall'eruzione del Vesuvio del 79 d.C.
ville dell'ozio. Prima della tragedia, però, le tre perle del golfo attirarono per lungo tempo stuoli di facoltosi Romani pronti a costruirvi lussuosi resort. La località più ambita e di gran moda soprattutto tra i vip del tempo, era Stabia, situata in corrispondenza di quella che oggi è Castellammare di Stabia, presso la collina di Varano.
Era la Miami dell'antichità, le cui spettacolari ville finemente decorate e affrescate erano dotate di una palestra e di una piscina, ma spesso anche dell'accesso diretto al mare e di impianti termali privati. Si ritiene che le ville d'otium (ville d'ozio) di Stabia fossero una cinquantina mentre le ville rustiche, dedicate alla servitù o ai contadini, una trentina. Tra quelle riportate alla luce dagli scavi, le bellissime Villa Arianna e Villa San Marco.