Le donne nell'Antica Grecia, soprattutto le donne ateniesi (meno le spartane), erano poco più che delle recluse: abitavano in stanze destinate a loro (il gineceo), dalle quali potevano uscire solo in occasione di feste religiose e cerimonie pubbliche.
Divinità femminili. Nonostante la religione e il culto fossero tra i settori più aperti alla partecipazione femminile, in un mondo che lasciava pochissima libertà alle donne, non abbiamo testimonianze di gestione rosa di alcun tempio, neanche per i luoghi sacri legati a divinità femminili, come Hera o Demetra.
C'erano, è vero, sacerdotesse e collegi femminili (come nel caso del tempio di Athena Nike, sull'acropoli ateniese), e riti in cui le donne potevano essere prevalenti, ma ciò non precludeva la presenza di sacerdoti uomini.
Rituali e giochi. I riti misterici, in particolare, erano caratterizzati dall'apertura alle donne, presenti però sempre insieme a uomini: dai misteri Eleusini legati a Demetra, ai Baccanali di Dioniso, con le celebri Baccanti e Menadi, alle Tesmoforie, una tre-giorni dedicata a Demetra in cui le donne compivano riti e sacrifici per assicurarsi una prole numerosa e fortunata.
C'è poi il caso delle Sibille, come la sacerdotessa Pizia di Delfi, profetesse che fungevano da oracolo del dio (Apollo o a volte Zeus), ma i cui templi (e anche i responsi) erano gestiti da uomini. A Olimpia, nel tempio di Hera, le sacerdotesse organizzavano in onore della dea i Giochi Erei, destinati in questo caso esclusivamente alle donne.