Si fa presto a dire pirati... I delinquenti che infestarono il Mar dei Caraibi fra Cinquecento e Settecento non erano tutti uguali: pirati, corsari, bucanieri e filibustieri a ognuno le sue caratteristiche.
Chi erano i pirati?
Il termine pirata deriva dal verbo greco peirán ("assalire", ma anche "aggirare"). In origine indicava genericamente colui che (a titolo personale) compiva rapine in mare. Una legge inglese del XVI secolo estese tale dicitura anche a chi compiva "crimini e omicidi in porti, fiumi, insenature". Quindi, non solo agli assalti in mare aperto.
Mi manda il re: arrivano i corsari
Il termine indica quei capitani che, in accordo con alcuni sovrani europei, ricevettero "patenti di corsa". Con questi lasciapassare potevano attaccare liberamente le navi di altri Paesi devolvendo il grosso dei bottini ai sovrani stessi (gli atti di pirateria così autorizzati sono chiamati dagli storici "guerre di corsa").
Bucanieri: esperti di “barbecue”
In origine si chiamavano così gli europei che, nel '600, si dedicarono nei Caraibi alla caccia dei buoi selvatici e all'affumicatura delle loro carni. La parola barabicu (da cui barbacoa e poi barbecue) significava "luogo di origine del fuoco sacro" nella lingua degli indios Taino. Si trattava del buco scavato nel terreno, in cui si mettevano le braci per l'affumicatura.
Filibustieri, i “padroni” dei Caraibi
Il termine, spesso utilizzato come sinonimo di pirata e riferito alla pirateria caraibica, deriva dall'olandese vrijbuiter e dall'inglese freebooter, che tradotti alla lettera suonano come "libero cacciatore di bottini". Secondo altri potrebbe invece derivare dal nome dei velieri veloci con cui i pirati compivano le loro scorribande, i flyboat.