I latini la chiamavano "damnatio memoriae" (condanna della memoria) e consisteva nell'eliminazione sistematica del ricordo di una persona, il cui nome e la cui immagine venivano rimossi da tutti i documenti, le iscrizioni e le altre testimonianze materiali della sua esistenza. A ricorrere a pratiche del genere, a quanto pare, non erano però solo gli antichi Romani, ma anche i Maya, i quali, 1.200 anni fa, avrebbero marcato il passaggio a una nuova dinastia bruciando i resti della famiglia reale appena deposta.
Ossa bruciate. A suggerire l'esistenza di questo macabro rituale è stato uno studio pubblicato sulla rivista Antiquity, che ha analizzato i reperti riportati alla luce nel 2022 nel sito archeologico di Ucanal, nell'attuale Guatemala. Lì, sepolti nelle fondamenta di un antico tempio maya dalla forma piramidale, i ricercatori ritrovarono uno strano deposito contenente migliaia di frammenti ornamentali e perline di rara fattura. Mentre scavavano, notarono l'insolita consistenza del terreno, in cui era presente una grande quantità di detriti densi e fuligginosi. Le analisi successive hanno dimostrato che quei frammenti erano quello che rimaneva delle ossa di almeno quattro persone: due giovani maschi adulti, un maschio più anziano e un altro individuo di cui non è stato possibile stabilire il sesso o l'età.
Cremazione postuma. I resti umani mostravano segni di combustione ad alta temperatura dovuti a un insolito incendio, avvenuto tra il 773 e l'881 d.C.. Stando alla ricerca, non si sarebbe trattato però di un evento naturale, ma di una sorta di cremazione postuma, volta a cancellare per sempre le reliquie. Le prove archeologiche raccolte, tra cui ornamenti, dischi oculari e una maschera funeraria, dimostrano inoltre che si trattava di individui di stirpe reale. Malgrado le origini aristocratiche, dopo essere stati bruciati, i defunti non furono sepolti con cura, ma "scaricati" in una fossa. Inoltre le analisi al radiocarbonio indicano che almeno uno degli individui era morto un secolo prima che i suoi resti fossero stati dati alle fiamme.
Nuova leadership. Quest'ultimo indizio indica che le ossa furono riesumate da una precedente sepoltura per poi essere incenerite e buttate via. Le motivazioni sarebbero legate a un'autentica "rivoluzione politica" avvenuta proprio all'inizio del IX secolo d.C., alla fine di quello che gli studiosi definiscono "periodo classico" della civiltà maya. In quel frangente, dopo aver combattuto una serie di guerre, un nuovo sovrano di nome Papmalil, proveniente forse dal Messico centrale, prese il potere scalzando la precedente dinastia K'anwitznal che regnava in quell'area.
Come dimostrano diversi reperti dell'epoca, per consolidare il proprio predominio eresse monumenti utilizzando pietre di edifici precedenti ed eliminando i simboli dei regimi venuti prima di lui. Tra gli atti di cui si rese protagonista, i testi maya descrivono un rito nel quale le tombe delle famiglie reali deposte venivano distrutte con il fuoco, proprio come avvenuto ai resti di Ucanal. In futuro, i ricercatori sperano di effettuare analisi più approfondite, con il fine di svelare l'identità dei corpi inceneriti.