Il più antico villaggio fortificato della Storia risale a circa 8 mila anni fa. Fu costruito nella taiga della Siberia occidentale e dimostra che in quell'epoca era già necessario difendersi in modo organizzato dall'aggressione di altri gruppi umani.
Uno studio della Libera Università di Berlino, pubblicato dalla Cambridge University Press, apre a una nuova visione sull'origine della guerra e sulla formazione delle prime società complesse del Neolitico.
Il primato Siberiano. Il ritrovamento di una fortificazione realizzata in Siberia da cacciatori raccoglitori molti secoli prima delle analoghe strutture difensive realizzate in Europa da comunità di agricoltori, retrodata quindi l'origine delle guerre. Gli studiosi tedeschi hanno rivalutato con nuovi scavi l'insediamento di Amnya, un complesso di fossati, terrapieni e case a fossa (cioè scavate nel terreno), trovando anche tracce di palizzate difensive e di un precoce uso della ceramica.
La struttura sociale. I risultati del loro lavoro pongono interrogativi sul quadro fino a oggi accettato in cui il fenomeno della guerra sarebbe stato originato dalle prime società stratificate, nate dopo l'acquisizione dell'agricoltura quando, con la possibilità di accumulare surplus alimentare, si liberarono gruppi sociali per altre attività, come la costruzione di opere monumentali collettive, pratiche artigiane, mansioni di culto e amministrative. Ma anche militari, poiché il surplus e gli stessi territori coltivati dovevano essere difesi. In questo contesto, la fortificazione dei villaggi agricoli era anche solo un deterrente, un segnale inconfondibile della proprietà di un territorio. Ma perché i cacciatori raccoglitori siberiani inventarono le fortificazioni prima degli agricoltori, scompaginando le tradizionali ricostruzioni degli archeologi?
Questione di habitat. Nella Siberia Occidentale c'è una lunga storia di fortificazioni di cacciatori-raccoglitori che dall'Età della Pietra si estende fino alla conquista russa della regione, nel XVI e XVII secolo d.C. Qui l'ambiente ha giocato un ruolo determinante: tra i Monti Urali e il fiume Yenisei l'ecosistema è sempre stato particolarmente ricco per cacciatori-raccoglitori-pescatori. Pesci, uccelli acquatici, volatili arboricoli e selvaggina di grossa taglia, come alci e renne, hanno comportamenti stagionali prevedibili.
Accumulatori seriali. Questa abbondanza potrebbe aver contribuito all'aumento della popolazione umana, a trasformare le abitudini da nomadi a stanziali, e alla differenziazione sociale, una volta sviluppate le strategie di raccolta di massa, di lavorazione e immagazzinamento di queste risorse.
Al riparo da predoni. I cibi conservabili includevano già 8 mila anni fa, ai tempi del villaggio fortificato di Amnya, olio e farina di pesce, pesce essiccato e affumicato, uccelli essiccati e carne congelata, oltre alle pelli (beni tra l'altro ancora trattati dagli indigeni siberiani fino ai giorni nostri).
Queste risorse primarie, in quanto preparate e trasformate, immagazzinabili e trasportabili, potevano essere un obiettivo per i predoni, i primi veri "guerrafondai" nella storia della nostra specie. Da qui la necessità di difenderle, come patrimonio del villaggio. Le costruzioni fortificate, di solito poste su un promontorio, servivano anche più semplicemente a demarcare i vari territori di caccia-raccolta e pesca.
Nasce la diseguaglianza sociale. I ricercatori hanno rilevato che ad Amnya le dimensioni delle case denotavano già una differenziazione sociale all'interno della stessa comunità residente. Nella loro ricostruzione, prima nacque l'area di difesa recintata da pali e circondata da un fossato. Poi sorse la casa più grande, seguita da altre due minori. Alle quali si aggiunse una quarta abitazione posta fuori dal recinto, in situazione di evidente subordine.
Per tutte le stagioni. Nella prima fase dell'insediamento (Amnya 1) vennero realizzate dieci dimore, al centro delle quali si trovavano dei caminetti, evidente segno di un insediamento utilizzato tutto l'anno. In estate, le attività quotidiane avvenivano nei cortili.
monolocale Neolitico. Le case erano scavate nella terra, con pavimenti a circa 2 metri di profondità, rivestiti di frasche di conifere. Avevano pianta rettangolare con dimensioni tra i 13 a 41 metri quadrati. La più grande occupava in posizione privilegiata proprio la punta del promontorio in cui era situato il villaggio fortificato.
Stoccaggio. La presenza all'interno delle case di vasi in ceramica primitiva, quella adornata con motivi puntiformi, è un importante indizio della capacità di immagazzinare cibo, in particolare l'ipercalorico olio di pesce. Il frutto del lavoro di caccia, pesca e raccolta (soprattutto di bacche e ghiande) quindi non veniva più consumato subito, ma i prodotti venivano lavorati per diventare scorte alimentari anche trasportabili.
Aree sacre e villaggi. A questa innovazione seguì una prima architettura monumentale costituita da tumuli artificiali di 50 metri di diametro e 6 di altezza, a più livelli contenenti teschi umani, resti di animali, figurine di argilla e basi di focolari. Questi tumuli, chiamati in russo kholhm, sono interpretati dagli archeologi come aree funerarie, rituali e sacrificali. Cronologicamente, ad Amnya 1, databile a circa 8 mila anni fa, seguì 2 millenni dopo Amnya 2, con la costruzione di altre 10 case, a 50 metri dalle prime e con relative strutture difensive.
Lampi di guerra. Si trattò di un punto di svolta: per migliaia di anni di evoluzione l'uomo cacciatore e raccoglitore non si era mai preoccupato (se si esclude l'area di Gobleki-Tepe in Turchia) di creare strutture stanziali e monumentali, né di concepire costruzioni fortificate, in previsione di assalti da parte di estranei.
L'origine dei conflitti. Amnya ci suggerisce quindi il primo motivo all'origine della guerra: quando l'uomo cacciatore raccoglitore nomade prelevava il necessario dall'ambiente per consumarlo nell'immediato, la guerra non aveva motivo di esistere perché non c'erano né la proprietà comunitaria di villaggio né la proprietà privata. Ma quando iniziò la raccolta in massa di risorse in un determinato territorio e l'uomo acquisì la capacità di trasformare e conservare il raccolto, la guerra, in quanto forma di aggressione organizzata per procurarsi i beni altrui, divenne la forma di "economia estrema" che conosciamo ancora oggi nelle forme più moderne, terribili e distruttive.