Quasi seicento anni fa, nel 1429, la Francia stava vivendo gli ultimi decenni di una delle guerre più lunghe e sanguinose della sua storia, la Guerra dei Cent'anni (1337-1453). L'8 maggio di quell'anno una ragazza di appena 17 anni liberò la città di Orléans dalle truppe inglesi, segnando il passaggio alla quarta e ultima fase della guerra. Il suo nome era Jeanne d'Arc, in italiano Giovanna d'Arco: nacque da una famiglia di contadini di Domremy, paesino del nordest francese, e morì bruciata sul rogo a soli diciannove anni, il 30 maggio del 1431. Senza narrare la storia più conosciuta, che lasciamo ai testi scolastici, vi sveliamo qui qualche curiosità sulla vita della Pulzella d'Orléans, santificata nel 1920 da papa Benedetto XV.
Non aveva un cognome. Il suo vero nome di battesimo era Jeanette, ma si faceva chiamare Jeanne o Jeanne la Pucelle (la pulzella). È piuttosto improbabile che si chiamasse D'Arc o Darc, come il padre, poiché nel suo paese di nascita, Domremy, era tradizione assegnare ai figli maschi il cognome del padre, e alle femmine quello della madre. Jeanne avrebbe potuto eventualmente chiamarsi Romée, come la madre, ma bisogna tenere presente che nella Francia medievale i cognomi non erano molto usati, e non avevano la stessa importanza che hanno oggigiorno.
Soffriva di allucinazioni. Ad appena tredici anni Jeanne iniziò a soffrire di allucinazioni, che divennero presto delle vere e proprie visioni: diversi santi le apparvero (San Michele, Santa Caterina e Santa Margherita), profetizzandole che sarebbe stata la salvatrice della patria. Queste "voci", racconta la giovane, le consigliarono di far visita all'erede al trono di Francia, il delfino Carlo di Valois, e di supplicarlo di respingere l'invasione britannica.
Secondo recenti studi, tra cui uno italiano del 2016, le visioni di Jeanne non erano opera divina ma frutto di qualche disturbo psichico: disordine bipolare, schizofrenia o epilessia sono alcune delle ipotesi più accreditate. Altre teorie sostengono invece che le allucinazioni fossero conseguenza di una tubercolosi bovina, malattia che causa crisi epilettiche e demenza, che la giovane avrebbe contratto bevendo latte non pastorizzato e pascolando il bestiame da bambina.
Non combatté mai. Nonostante venga ricordata e spesso rappresentata come una combattente coraggiosa, Jeanne non prese mai parte a uno scontro armato, e non uccise nessun rivale. Il suo ruolo era simile a quello di una "musa", una figura a cui i soldati guardavano per trarre ispirazione.
Nonostante si tenesse lontana dal fronte, Jeanne venne ferita almeno due volte: da una freccia sulla schiena nella famigerata battaglia di Orléans che vide il trionfo dell'esercito francese, e da un dardo sulla coscia nel tentativo fallito di liberare Parigi nel 1429.
Non si faceva mettere i piedi in testa da nessuno. Nonostante la giovane età, Jeanne non le mandava certo a dire: si narra che, quando venne posta al comando delle truppe francesi, redarguì alcuni cavalieri per il loro comportamento indecoroso, perché non andavano a messa, bestemmiavano o non rispettavano i suoi ordini. Secondo alcune testimonianze, tentò anche di schiaffeggiare un soldato scozzese (la Scozia era alleata della Francia), reo di aver mangiato un pezzo di carne rubato. Pare fosse anche dotata di un'ironia tagliente (anche se, a onor del vero, questo aneddoto risulta più difficile da credere, considerando che la contadinella era analfabeta): quando un prete francese le chiese, con un forte accento regionale, in che lingua parlassero le "voci" che sentiva, la ragazza gli rispose che parlavano un francese molto migliore del suo.
È difficile dire dove finisca la realtà e dove inizi la leggenda: quel che è certo è che Giovanna d'Arco, che visse una vita tanto intensa quanto breve, incarna i tipici valori medievali di coraggio, onore e fedeltà alla propria patria.