Il 12 ottobre 1492 Cristoforo Colombo approdò dall'altra parte dell'Atlantico, dando il via al processo chiamato "scambio colombiano", che segna l'avvio dell'Età moderna. Ma quando iniziò veramente l'Età moderna? Per convenzione, appunto il 12 ottobre 1492, data fatidica in cui Cristoforo Colombo sbarcò in America convinto di trovarsi in India. Ma la risposta giusta è un'altra. L'anno decisivo, il vero momento della svolta, fu il 1493, che vide Colombo fare un secondo viaggio Oltreoceano. Senza questa seconda impresa, la penetrazione spagnola nelle Americhe non sarebbe partita e non sarebbe iniziato il cosiddetto "scambio colombiano", rivoluzionario processo di mescolanza di uomini, animali, piante, germi e culture tra Vecchio e Nuovo Mondo.
Un ritorno trionfale. Colombo giunse in America il 12 ottobre 1492 sull'isola di San Salvador, nelle Bahamas. Qui sperava di trovare le ricchezze di cui - stando ai resoconti fatti due secoli prima da Marco Polo - dovevano abbondare le Indie, meta del suo viaggio. Non trovò però nulla di eccezionale, né lì né sulle isole vicine. Non fosse bastato, a Natale perse una delle navi, la Santa Maria, arenatasi sui coralli. Usò quindi il relitto per allestire, nel Nord dell'isola di Hispaniola (oggi divisa tra Haiti e Repubblica Dominicana), un accampamento di fortuna ribattezzato La Navidad, "Il Natale". Vi lasciò una quarantina di uomini (sulle navi rimaste non c'era posto per tutti) e ripartì per la Spagna con la speranza di farsi finanziare un nuovo viaggio da Isabella I di Castiglia e Ferdinando II d'Aragona, suoi sponsor.
Arrivò in terra iberica il 15 marzo 1493, e benché avesse con sé pochissimo oro venne festeggiato per giorni, sia in strada sia a corte: i dubbi che avevano accompagnato inizialmente la sua impresa si erano dissolti. «Tutto cambiò con il ritorno trionfale in Spagna del marzo 1493», conferma il saggista statunitense Charles C. Mann, autore di 1493. Pomodori, tabacco e batteri. Come Colombo ha creato il mondo in cui viviamo (Mondadori). «Colombo recò monili d'oro, pappagalli dai colori brillanti e dieci prigionieri indiani, e il re e la regina, entusiasti, lo mandarono per i mari con una seconda spedizione».
La Isabela: prima colonia europea. «Il 25 settembre 1493 partì da Cadice una flotta molto più imponente di quella del primo viaggio: 17 navi con un eterogeneo equipaggio di quasi 1.500 uomini, tra cui una dozzina o più di religiosi incaricati di portare la fede nelle nuove terre», prosegue Mann.
A imbarcarsi furono inoltre avventurieri colpiti dalla febbre dell'oro, artigiani e contadini, mentre non c'erano donne. Le stive vennero riempite di cavalli, galline, maiali, mucche e pecore, oltre che di agrumi, grano, legumi, riso, zucchero, viti e altre piante e semenze. La flotta raggiunse ai primi di novembre l'arcipelago delle Antille, nei Caraibi, veleggiando tra isole e isolette prima di gettare l'ancora presso La Navidad.
Degli spagnoli lasciati lì non c'era però traccia, così come dell'accampamento. "Ogni cosa era stata bruciata, e tra le erbacce vedemmo gli indumenti dei cristiani", scrisse il medico di bordo. Cos'era successo? Per vendicarsi delle angherìe subite, alcuni indigeni Taino avevano sterminato la guarnigione. Messa una croce su La Navidad, Colombo fece erigere un nuovo insediamento un centinaio di miglia più a est, nell'attuale Repubblica Dominicana, dove il 2 gennaio 1494 prese forma la prima colonia europea nelle Americhe, chiamata La Isabela. Vi si trasferirono oltre mille uomini, che costruirono case, edifici pubblici e l'immancabile chiesa.
Il prezzo dello scambio rivoluzionario. Se non fosse stato per il secondo viaggio, dunque, gli europei in America si sarebbero estinti subito. Il crescente flusso di uomini, animali, merci, saperi e tecnologie tra l'Europa e le Americhe, noto appunto come scambio colombiano, ebbe come prima conseguenza un terremoto ecologico deleterio per i popoli indigeni. Dall'Europa arrivarono anche malattie contro cui non avevano anticorpi e che in meno di un secolo causarono il più grave crollo demografico della Storia, con picchi di mortalità del 90%. «A sterminare gli indigeni non fu tanto la crudeltà degli spagnoli, che pure vi fu, quanto lo scambio colombiano», afferma l'esperto: «prima di Colombo, malattie come vaiolo, tubercolosi, tifo, scarlattina, polmonite, morbillo e colera erano assenti nell'emisfero occidentale.» Se a ciò si somma la spietatezza dei conquistadores partiti per le Americhe nel XV secolo, è facile comprendere l'estinzione di civiltà da milioni di individui come quelle azteca e maya in Messico o quella inca in Perù.
Non solo. Gli invasori bianchi alterarono anche il paesaggio, avviando grandi monocolture di prodotti indigeni - come cacao, mais, patate, peperoni e pomodori - le cui esportazioni arricchirono la dieta europea a scapito di quella locale, impoverendo anche il suolo. Furono questi alcuni degli ambivalenti effetti del processo di scambio avviato da Colombo, che senza saperlo aveva messo in comunicazione due mondi separati da migliaia di anni.
«Quella che avvenne fu nientemeno che la formazione di un unico nuovo mondo, derivante dalla collisione di due mondi vecchi», sintetizza Mann. E avvenuta questa "unione" prese vita una rapida globalizzazione: dall'America si fecero sempre più frequenti gli scambi con l'Africa, l'Asia e l'Europa, fino al formarsi di un unico mercato mondiale.
Fratelli e coltelli. Fondata La Isabela, Colombo cercò invano filoni d'oro nell'entroterra e ad aprile riprese il mare, giungendo prima a Cuba e poi in Giamaica. Ma anche qui non ebbe fortuna. Inviate alcune navi in Spagna con una relazione del viaggio e i pochi preziosi trovati, a settembre l'ammiraglio tornò a La Isabela, dove era giunto il fratello Bartolomeo. Bartolomeo Colombo fu presto nominato "Adelantado", una sorta di governatore militare, ma la sua amministrazione non funzionò bene, tra conflitti interni ed episodi di violenza sugli indigeni. In questo caos, un gruppo di scontenti si ammutinò e, sequestrate le navi con cui era giunto Bartolomeo, fece rotta verso casa.
«Scopo del viaggio: riferire ai sovrani spagnoli che l'impresa di Colombo era solo uno spreco di tempo e denaro», commenta l'esperto. Ancora una volta, l'Età moderna rischiava di morire sul nascere. Chi rimase affrontò nuovi conflitti con i nativi, ma gli spagnoli, meglio armati, non tardarono a imporsi. «Gli uomini di Colombo vinsero una scaramuccia dopo l'altra e uccisero numerosi nativi; ma intanto tra fame, malattie e sfinimento, riempirono il cimitero», sottolinea peraltro Mann. Nel frattempo, le lamentele sull'abilità organizzativa dell'ammiraglio erano giunte ai reali, che inviarono a La Isabela una commissione d'inchiesta.
Si salpa verso il mondo moderno. Sotto pressione, Cristoforo Colombo si apprestò a tornare in Europa per fare chiarezza, ma un uragano distrusse tutte le sue navi tranne la Niña. Ne fece allora costruire un'altra, l'India, e con 200 uomini e una trentina di schiavi partì a marzo per giungere a Cadice l'11 giugno. Giustificatosi con i sovrani per non aver portato le ricchezze promesse, svicolò dalle accuse di malgoverno e ottenne i fondi per un terzo viaggio, che iniziò nel 1498. Ce ne fu un quarto (1502) e salparono anche altri navigatori verso le Americhe.
Ma l'impresa decisiva rimase quella del 1493. «Da allora il mondo è in balia di una grande "transculturazione": ogni angolo della Terra è stato trasformato per l'influsso reciproco di luoghi un tempo troppo remoti tra loro», ribadisce Mann.
Quanto a La Isabela, dove tutto iniziò, fu presto abbandonata per via del territorio malsano. Bartolomeo fondò nel 1498 una nuova colonia nel sud-est di Hispaniola e la chiamò Santo Domingo, in omaggio al padre Domenico. Ricominciò da lì la rivoluzione geopolitica innescata dal secondo viaggio di Colombo, così rilevante da indurre molti studiosi a dire che se il Medioevo termina nel 1492, il mondo moderno inizia nel 1493.
Questo articolo è tratto da "La riscoperta dell'America" di Matteo Liberti, pubblicato su Focus Storia 134 (giugno 2016) disponibile solo in formato digitale. Leggi anche l'ultimo numero di Focus Storia ora in edicola.