Brutta sorpresa per gli archeologi del Louvre di Parigi: i vasi canopici – conservati nel museo parigino dal 1905 – non conterrebbero, come si è sempre pensato, i resti del faraone Ramsete II, ma sarebbero dei contenitori di cosmetici.
Se ne sono accorti alcuni chimici francesi analizzando i resti dei preziosi vasi, ricoperti di geroglifici tra cui spicca il nome del faraone, con un metodo particolare.
Hanno usato le tecniche utilizzate per l’analisi del sottosuolo che servono per trovare il petrolio e altri componenti chimici. Con sorpresa gli scienziati hanno scoperto che nei contenitori non ci sono resti di cere, bitumi o altre sostanze usate normalmente dagli imbalsamatori dell’epoca.
Mentre sono state ritrovate tracce di grasso animale mescolati con resine aromatiche, facendo sospettare che sia quel che rimane di prodotti per la cosmesi, che avevano però un uso “illustre”: erano probabilmente usati dai sacerdoti per ungersi il capo.
Secondo le nuove analisi i vasi e il loro contenuto risale al 1035 a.C. mentre la morte di Ramesete è precedente di quasi 200 anni. I vasi potrebbero essere stati realizzati per il tempio di Amun-Ra, il dio del Sole e recano il nome di Ramesete solo perché lo aveva fatto erigere. In un periodo successivo potrebbero essere stati “riciclati” come contenitori per cosmetici rituali. Il Louvre ospita migliaia di reperti simili, tutti sono stati attribuiti, ma pochissimi sono stati verificati.
Nella foto: la stauta di Ramsete II che si trova in Egitto.