Storia

Così si viveva nel passato

Si stava meglio un tempo? A giudicare dalle statistiche, non sempre. Ma com'era la vita di tutti i giorni? Scoprilo interattivamente: prendi il posto di studenti, contadini e militari del passato.

Si viveva meglio nella Roma Imperiale o in una grande città occidentale del XXI secolo? Era più longevo un crociato o un mercante inglese del XVI secolo? Era preferibile abitare nelle desolate campagne del medioevo o nei tuguri delle periferie delle grandi metropoli dell'Ottocento?

In definitiva, si viveva meglio in passato? Non è facile rispondere a questa domanda. Provare a viaggiare nel tempo alla scoperta della vita quotidiana di epoche e città diverse può riservare qualche sorpresa.


Qualche esempio? Roma durante l'impero romano era il centro e il motore del mondo allora conosciuto, ma nel medioevo si era trasformata in un villaggio di pastori vittime della malaria. Oggi è il centro della cristianità e una meta turistica di prim'ordine. E ancora: lo status sociale, la ricchezza e le attività stesse di molte professioni si sono evolute nel tempo. Se infatti recitare a Roma era considerato più infamante della prostituzione, oggi attori e cantanti sono ritenuti status symbol e vengono idolatrati.

Ci vuole un indice
Per fornire una risposta scientifica, storici e statistici preferiscono affidarsi ad alcuni indici che misurano la qualità della vita.
Con questi indicatori si cerca di valutare il livello della vita secondo alcuni parametri confrontabili. Ne esistono di molti tipi, ma i più importanti riguardano la salute e la sanità, le condizioni di lavoro, la sicurezza e la giustizia, l'inquinamento e l'alfabettizzazione.

Quando c'è la salute
In media viviamo dai 20 ai 30 anni più dei nostri bisnonni. Si è infatti passati dai 50/60 anni di inizio '900 ai circa 81 anni (per l'uomo) e 83,5 (per la donna) di oggi (dati ISTAT 2020).


L'allungamento della vita a partire dal '900 è merito dei progressi della medicina in alcuni campi fondamentali che nel passato mietevano vittime numerose: riduzione drastica della mortalità infantile e da parto. Ancora nel XVII secolo dar la vita a un bimbo era un'impresa: quasi il 40 per cento delle donne moriva prima dei 35 anni per le complicazioni del parto, mentre fino all'800, circa sei bambini su dieci non raggiungevano il terzo anno di vita.

Le grandi epidemie del passato
L'uomo moderno è inoltre al sicuro dalle grandi malattie epidemiche: oggi si muore di cancro o di crisi cardiache, ma l'incidenza delle epidemie è ormai pari a zero. Dal Medioevo fino al XIX secolo vaiolo, colera o malaria affliggevano l'Europa regolarmente ogni anno.


La peste Nera a metà del XIV secolo uccise circa un terzo dell'intera popolazione europea.

Un flagello paragonabile a quello dell'Aids che però ha colpito "soltanto" 40 milioni di persone (il 98 per cento dei quali nei paesi in via di sviluppo). Forse vivevano un po' meglio nel mondo classico, che sembra non afflitto da epidemie fino al II secolo d.C., ma dobbiamo pensare che anche allora un semplice ascesso al dente non curato poteva portare alla morte.

Undici ore tra i campi
Stress e super lavoro sembrano le malattie dell'uomo moderno, ma siamo proprio sicuri? Fino al XIX secolo almeno il 90 per cento della popolazione era adibita ai pesanti lavori nelle campagne che impegnavano il lavoratore almeno 11 ore il giorno per tutto l'anno con rari momenti di festività.


Il mondo del lavoro non era così competitivo come quello di oggi: la solidarietà tra lavoratori o membri di uno stesso quartiere era molto sentita in epoca antica e medievale, e quando si era in difficoltà ci si aiutava molto, anche se lo straniero, il fuorilegge o il disadattato erano esclusi o respinti in maniera violenta.

Palazzi e ville gelide
Stavano meglio i patrizi romani e i duchi medievali? Forse si, ma certo non raggiungevano i nostri standard di vita. Un castello dell'XI secolo era riscaldato da pochi bracieri fumosi che certo non producevano molto calore. Le stesse celebrate case romane per la maggior parte non erano munite di riscaldamento canalizzato ma da stufe in metallo.

"Fatti non foste a viver come bruti…"
Un miglioramento decisivo, quello dell'alfabetizzazione comune, è un traguardo recente. Fino a tutto il XIX secolo, salvo casi sporadici e isolati, l'analfabetismo era diffuso in tutti gli strati della popolazione europea: due presone su dieci sapevano leggere. Per fare un esempio in Italia si è passati dal 54,3 per cento di analfabeti all'inizio del secolo XX al 20,8 per cento del 1921, al 2,8 del 1981, a circa il 2 per cento del 1991.

Divertirsi non era facile
L'illuminazione stradale e urbana ha migliorato le condizioni di vita a partire dalla metà del XIX secolo, mentre quella extraurbana ha permesso di viaggiare con tranquillità anche di notte. 


Le grandi città romane o medievali erano quasi completamente buie durante le ore notturne. Si può comprendere come mai le persone non osassero uscire di sera, o, se ne erano costrette, lo facessero sempre accompagnate da seguiti numerosi.
Nel medioevo non esisteva la passeggiata serale: troppo pericoloso e troppo facile trovare un male intenzionato nascosto nel buio.



Criminalità disorganizzata
I gruppi di briganti che infestavano le strade di molte regioni europee furono una costante per decine di secoli e rimasero endemiche, senza che gli stati potessero fare qualcosa. Certamente era una criminalità meno organizzata d'oggi, ma la violenza fisica era un fatto quotidiano per ogni abitante europeo.

Il secolo delle guerre
La violenza più grande, cioè la guerra, è stata un elemento costante della realtà occidentale, possiamo ben dire che non ci sia stato secolo che non abbia visto in Europa scatenarsi almeno quattro o cinque guerre.


Globalizzazione e maggiore violenza spettano però al nostro tempo: mai nessuna guerra del passato ha fatto così tanti morti tra civili e militari, e seminato così tanta distruzione come le due guerre mondiali del XX secolo. Gli stermini preordinati, come nei lager tedeschi o nei gulag sovietici, sono realtà che né l'antichità né tanto meno il medioevo hanno conosciuto.

15 luglio 2002
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