Storia

Cos'è (davvero) il tantrismo?

Storia della tradizione indiana che fa del sesso uno strumento per elevare lo spirito fino all'unione con il cosmo. E considera la donna il centro dell'universo.

Negli Anni ’70 e ’80 del Novecento il tantrismo ha conosciuto in Europa il suo momento di gloria. Il merito fu della New Age, uno stile di vita che ispirandosi a spiritualità, esoterismo, medicine alternative e religioni orientali, ripropose questa dottrina come una nuova moda.

A fare breccia nella fantasia degli occidentali fu soprattutto la centralità “femminista” della donna e l’idea di una sessualità capace di condurre gli amanti verso l’estasi. Ma cosa c'è di corretto in questa interpretazione?

Donna al centro. La cultura tantrica si ispira alla cultura matriarcale degli Harappei, una popolazione che nel II millennio
a. C. abitava la valle del fiume Indo (attuale Pakistan), ma si diffuse molti secoli dopo (I secolo d. C.) nelle regioni del Nord dell'India. Qui si ebbero infatti i primi accenni di pratiche tantriche innestate sulle grande tradizioni religiose induiste e buddiste.

Il periodo di splendore fu tra il VII e il XII secolo, poi iniziò il declino dovuto alla diffusione della religione islamica che perseguitò e allontanò molti seguaci. A creare scandalo era l'idea di una donna non sottomessa all'uomo con il diritto di provare, durante il rito sessuale, un pieno soddisfacimento del proprio piacere fisico.

Sperimentare fa bene, anche nel sesso. Secondo gli psicologi della Chapman University saerebbe segno di vitalità e soddisfazione. In particolare, hanno scoperto che gli uomini e le donne sessualmente soddisfatti si impegnano in comportamenti più intimi, come coccole e baci profondi e ridono insieme durante l'attività sessuale; incorporano più atti di varietà sessuale come provare nuove posizioni sessuali o fantasie; e apprezzano atmosfere romantiche o sensuali, a base di candele e musica. E non hanno paura di dire “ti amo” durante il rapporto sessuale.

Unione mistica. Il rapporto sessuale secondo la tradizione era infatti un'esperienza mistica in cui il soddisfacimento maschile diventava marginale, al punto che alla donna era concesso avere più orgasmi, mentre l'uomo doveva ritardarlo il più possibile e - attraverso il controllo del respiro e del tono muscolare - arrivare a posticiparlo anche di nove ore. O a negarlo del tutto.

A noi questo può sembrare una tortura, ma il gesto nasconde una ragione religiosa: lo sperma, secondo la dottrina, conteneva la coscienza, mentre l'ovulo la forza creativa. L'energia sessuale contenuta nello sperma non doveva quindi essere dispersa, ma unirsi alle emanazioni orgasmiche della donna: solo così si poteva trascendere la realtà vivendo l'esperienza mistica dell'unione delle due forze che simulava la creazione dell'universo.

La dottrina. Per diventare un adepto occorrevano riti di iniziazione e la lettura dei Tantra, testi sacri spesso di difficile comprensione, perché la dottrina doveva essere conosciuta solo agli iniziati che ne entravano in contatto con l'aiuto di un guru.

Il guru in questa come in altre celebrazioni era una figura chiave: era lui ad avviare i membri della coppia al percorso di liberazione e a vigilare perché non ci fossero complicazioni: durante i rituali potevano infatti emergere i "fantasmi psichici" presenti nell'individuo, un po' come accade oggi durante la psicoterapia: ossessioni, ansie nevrosi potevano venire allo scoperto e destabilizzare gli adepti.

Energia creativa. Il guru guidava poi il risveglio della kundalini, mitico punto di energia sopito nell'uomo, che la tradizione raffigurava come un serpente avvolto a spirale intorno alla base della colonna vertebrale. Una volta risvegliato si ergeva lungo la spina dorsale salendo fino al cervello, trasformando l'uomo e attivando le sue capacità più evolute: la capacità di provare sentimenti elevati, di essere creativo e in comunione spirituale con il cosmo.

1 novembre 2018 Giuliana Rotondi
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