Storia

Cos’è l’Onu e a cosa serve nello scacchiere mondiale?

L'Onu, ovvero l'Organizzazione delle Nazioni Unite, nacque nell'ottobre 1945 per garantire pace e sicurezza dopo i disastri delle due guerre mondiali: una missione (im)possibile?

L'11 maggio 1949 l'Onu riconobbe lo Stato d'Israele, oggi, di fronte alla dichiarazione di guerra d'Israele, il Consiglio di Sicurezza dell'Onu è diviso: ha condannato Hamas per il suo massiccio attacco, ma non all'unanimità. Capiamo il ruolo di questa organizzazione negli equilibri mondiali attraverso l'articolo "L'Onu di tutti" di Francesca Ghirardelli, tratto dagli archivi di Focus Storia.

Diamo i numeri. Cinquantuno Paesi alla fondazione, 193 oggi, riuniti nel segno della cooperazione e del mantenimento della pace, più di 80 trattati e dichiarazioni per la tutela dei diritti umani, numerose agenzie e operazioni di peacekeeping in tutto il mondo: questo è il bilancio delle Nazioni Unite dopo 78 anni di attività.

Missione. Una lunga storia di confronti e scontri tra Stati membri, di scelte condivise, controverse o mancate, di missioni di successo e fasi di stallo. "Noi, popoli delle Nazioni Unite, decisi a salvare le future generazioni dal flagello della guerra, che per due volte nel corso di questa generazione ha portato indicibili afflizioni all'umanità, […] abbiamo risoluto di unire i nostri sforzi": così è scritto nel preambolo dello Statuto fondativo redatto nell'aprile del 1945. Allora il mondo era in ginocchio, sotto le macerie lasciate dal conflitto mondiale che andava concludendosi.

ALLINEAMENTI BELLICI. Quando il nome di "Nazioni Unite", formulato dal presidente americano Franklin D. Roosevelt, comparve per la prima volta in un documento ufficiale era il 1942 e non indicava l'organismo internazionale che conosciamo oggi. Nel mezzo del conflitto mondiale, 26 nazioni, guidate dagli Alleati Usa, Urss e Gran Bretagna, si erano "unite" contro altre nazioni, quelle dell'Asse di Adolf Hitler.

Tre anni dopo, durante i preparativi per la Conferenza di San Francisco in cui venne redatto lo Statuto della futura organizzazione, a prendere parte ai lavori furono invitati solo gli Stati che avevano dichiarato guerra a Germania e a Giappone e che avevano sottoscritto quel primo documento ufficiale del '42. Così, il 24 ottobre del 1945, alla nascita ufficiale delle Nazioni Unite, Italia, Germania, Giappone, Spagna e Svizzera furono escluse dal processo di fondazione. L'Italia aspettò fino al 1955 per diventare uno Stato membro.

DIFFIDENZE E VETI. Fra i ranghi di questa alleanza post-bellica, però, esistevano già significative divisioni. Il fatto che all'interno dell'organismo più importante, il Consiglio di sicurezza, i cinque membri permanenti, cioè Stati Uniti, Gran Bretagna, Cina, Francia e Urss, potessero (e ancora possano) porre il veto a qualsiasi misura «fu il risultato e il riflesso della diffidenza reciproca che a quell'epoca esisteva tra grandi potenze», spiega Amy Sayward, esperta di storia dell'Onu e docente della materia alla Middle Tennessee State University.

Il Consiglio di sicurezza risultò bloccato sin quasi dall'inizio, in stallo già nel 1946. Solo in un breve lasso di tempo, dopo il crollo dell'Urss, nei primi Anni '90, l'allentarsi delle tensioni tra superpotenze diede spazio a una stagione di intensa attività: dalla creazione del Tribunale penale internazionale per l'ex-Iugoslavia, all'intervento per l'espulsione dell'Iraq dal Kuwait, alle azioni per elezioni libere in Cambogia.

CHI HA FATTO LA DIFFERENZA. Dal 1946 nove persone, tutti uomini, hanno ricoperto la massima carica di segretario generale. «Eppure, a incidere davvero non sono stati un segretario generale o l'altro, bensì l'atteggiamento di collaborazione o opposizione dei singoli leader delle maggiori potenze», spiega Amy Sayward. «Così, se Ronald Reagan, che non era un fan dell'Onu, fece ritirare gli Usa dall'Unesco e diradò i pagamenti all'organizzazione, il suo successore George H. W. Bush (padre), convinto del valore delle Nazioni Unite, fu disponibile a lavorare con il Consiglio di Sicurezza».

CASCHI BLU. Uno dei simboli più noti delle Nazioni Unite sono le Forze internazionali di pace Onu, i Caschi blu. La prima attività di peacekeeping risale al 1948 con il dispiegamento di osservatori militari in Medio Oriente per monitorare l'armistizio tra Israele e i vicini arabi. «Le missioni più riuscite sono quelle di cui si sente meno parlare: significa che hanno mantenuto la tensione bassa. Così è stato per la missione più lunga, ancora in corso, a Cipro», spiega la studiosa. Di rado i Caschi Blu sono stati coinvolti in azioni di guerra: è accaduto in Corea (1950-53) e durante l'espulsione dell'Iraq in Kuwait (1990- 91).

Fallimenti. «Tra le operazioni più controverse e fallimentari, ci sono quella dei primi Anni '90 in Somalia e quella del 1994 in Rwanda con i Caschi Blu belgi che non riuscirono a prevedere il genocidio», prosegue Amy Sayward. «Poi nel 1995 fallì la creazione di zone di sicurezza in ex Iugoslavia: a Srebrenica i Caschi blu olandesi non riuscirono a proteggere la minoranza musulmana: un massacro». Ancora oggi si cercano i resti delle vittime nelle fosse comuni dell'area.

SOTTO TRACCIA. Esiste, però, anche un lavoro quotidiano che, pur di successo, non fa notizia. È quello di coordinamento di affari e questioni internazionali. Per esempio, è grazie all'Unione postale universale, fondata nell'Ottocento ed entrata a far parte delle Nazioni Unite, che la corrispondenza viene recapitata in giro per il mondo: Internet è in parte eredità dell'Unione internazionale del telegrafo e se nei cieli il traffico aereo è ordinato è grazie all'Organizzazione internazionale dell'aviazione civile, entrambe parte della galassia Onu.

CONQUISTE. Esistono, poi, successi indiscutibili ottenuti grazie all'operato dell'Assemblea generale, l'organismo di rappresentanza universale, dove nazioni piccole e grandi, ricche e povere, tutte titolari di un voto, sono state forze motrici di cambiamenti epocali. «È attraverso l'Assemblea generale che si è sprigionata la vera spinta alla decolonizzazione, con la legittimazione di diverse lotte per l'indipendenza», dichiara Amy Sayward. «È stato così per gli algerini che usarono le Nazioni Unite come arena per il loro riconoscimento, ma anche per i palestinesi: malgrado ancora si battano, hanno avuto nell'Onu un alleato chiave».

Altro risultato rilevante fu quello prodotto dalla pressione politica contro la segregazione razziale: per cinquant'anni, a suon di risoluzioni le Nazioni Unite presero posizione contro l'iniquo sistema di apartheid in Sudafrica. «Due rilevanti esempi», conclude la studiosa, «che dimostrano come le Nazioni Unite siano un organismo, forse l'unico, in grado di dare impulso a grandi cambiamenti reali. È questo lo scopo per cui le organizzazioni internazionali vengono fondate: intervenire quando un singolo Stato da solo non ce la fa».

Questo articolo è tratto da Focus Storia. Perché non ti abboni?

9 ottobre 2023 Focus.it
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