La Norvegia, tra le tante cose, è famosa per il suo merluzzo, pescato nelle gelide acque dell’Artico ed esportato in tutta Europa attraverso una fitta rete commerciale che ha origini antichissime. I ricercatori delle università di Cambridge e Oslo, in collaborazione con il Centre for Baltic and Scandinavian Archeology di Schleswig (Germania), hanno analizzato il DNA estratto dalle ossa di merluzzo ritrovate nella località di Haithabu (oggi conosciuta come Hedeby) per ricostruire la genesi e la storia di questo traffico commerciale.
Haithabu in antichità costituiva un'importante colonia commerciale della Danimarca vichinga, posizionata nella parte meridionale dalla penisola dello Jutland e connessa con il Mar Baltico.
Da merluzzo a stoccafisso. I ricercatori hanno preso in esame cinque frammenti ossei di merluzzo risalenti a un periodo compreso tra l’800 e il 1066 d.C. e hanno scoperto che provenivano dall’area delle Isole Lofoten, un arcipelago norvegese situato oltre il Circolo Polare Artico la cui economia è da sempre fondata sulla pesca di merluzzo.
Secondo i ricercatori i risultati dello studio, pubblicato su PNAS, mostrano che il merluzzo veniva essicato e conservato sotto forma di stoccafisso (denominazione del merluzzo conservato per essiccazione) per poi essere trasportato via mare anche in luoghi distanti migliaia di chilometri. Prima di questo studio si era soliti far risalire i primi commerci di stoccafisso alla seconda metà del XII secolo.
Una tradizione che continua. Questa millenaria rete commerciale è ancora oggi attiva, basti pensare che l’Italia è tra i primi importatori di merluzzo pescato proprio nelle Isole Lofoten e che dal 2002 il comune di Sandrigo, in provincia di Vicenza, è gemellato con la cittadina di Røst, situata su un’isola della parte meridionale dell’arcipelago norvegese. Ogni anno, durante la Festa del Baccalà, nella località veneta vengono importate grandi quantità di merluzzo pescato in Norvegia, rinnovando così una tradizione commerciale che ha resistito nei secoli.