Storia

Come ha fatto Alessandro Magno a diventare la “macchina da guerra” che tutti conosciamo?

Alessandro Magno ricevette una formazione elitaria grazie a precettori illuminati (come Aristotele), praticò sport estremi e dispose di un esercito di intellettuali.

Nella primavera del 334 a.C., il giovanissimo Alessandro III di Macedonia, detto "il Grande", avviò una delle più imponenti imprese militari della Storia: la conquista dell'Impero persiano, esteso dall'Asia Minore all'India, ossia fino ai confini del mondo allora conosciuto. In 13 anni Alessandro conquistò 5 milioni di km2 e il suo sogno si realizzò: pochi regni ebbero un'espansione così rapida.

Il segreto del successo. Quello di Alessandro fu un successo senza precedenti dovuto a tanti fattori: il carisma personale, l'intelligenza militare e diplomatica e il poter disporre del miglior esercito dell'epoca (circa 40mila unità). Sicuramente giocò a suo favore il fatto di essere cresciuto tra la "meglio gioventù" macedone, ma la sua adolescenza non deve essere stata una passeggiata: andava a scuola da Aristotele, si dedicava a sport estremi e fu addestrato alla guerra, fin dalla tenera età, da un padre decisamente ingombrante, Filippo II (382-336 a.C.).

Formazione. Alessandro Magno ebbe a disposizione il meglio per la sua formazione, sotto ogni aspetto. Godette della sapienza di Aristotele come precettore fino ai 16 anni, per l'addestramento militare crebbe all'ombra delle imprese del padre Filippo, che aveva conquistato la Grecia, e del suo generale Parmenione, forgiando le sue capacità belliche insieme ai giovani della nobiltà macedone, i "compagni", che avrebbero cavalcato al suo fianco nelle battaglie decisive.

Cavallerizzo nato. Insieme ai "compagni" apprese l'arte dell'equitazione fin dall'età di dieci anni, imparando a salire in sella al salto, a condurre i cavalli in parata e nei caroselli, a parlare loro e ad accudirli.

Sempre in competizione. Oltre all'addestramento con le armi nei ginnasi e nelle palestre di Pella (dove era nato), un nobile adolescente come lui dedicava molto tempo agli sport: primo tra tutti, la corsa. Si allenava nell'hoplitodròmos, la "corsa dei soldati" ovvero 400 metri percorsi con scudo, elmo e schinieri per simulare la distanza percorsa da un oplita nel caricare un esercito avversario e tornare indietro, oltre la portata delle frecce nemiche.

Si esercitava anche nella ginnastica, per esempio nella danza pirrica che simulava con lancia e scudo i movimenti di un oplita in battaglia, ma anche nella caccia e nella lotta. Infine sfidava gli altri nobili nel pancrazio, una sorta di pugilato dove valeva tutto (ma che Alessandro detestava, almeno secondo Plutarco).

L'esercito "della ragione". Alessandro, pur nella sua brama di conquista, non dimenticò come era cresciuto.

  Uno degli aspetti più singolari della spedizione intrapresa da Alessandro nel 334 a.C., infatti, fu il grande dispiegamento di risorse intellettuali, oltre che militari. Filosofi e uomini di lettere combattevano accanto a scienziati, il cui scopo era anche raccogliere e studiare esemplari vegetali, animali o minerali ignoti nel mondo ellenico. Un'altra caratteristica del suo esercito fu la presenza di un "genio militare" in piena regola, fatto di ingegneri, fabbri e carpentieri adibiti alla realizzazione delle macchine d'assalto. Così, grazie al perfetto funzionamento della sua "macchina militare", il Regno di Macedonia raggiunse il suo apice in soli 13 anni.

3 agosto 2024 Focus.it
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