Sulle origini della cartomanzia esistono varie versioni. C’è chi le fa risalire ai cinesi, come derivazione del domino, che anticamente non era considerato un gioco, ma un vero e proprio strumento per leggere la volontà divina. Secondo altri studiosi, i primi maestri della cartomanzia furono invece gli egizi. In particolare a sostenere questa tesi è un francese, Alliette, che nel 1770 scrisse un saggio sull’argomento sostenendo tra l’altro che l’unico libro sfuggito all’incendio della biblioteca di Alessandria trattava appunto di cartomanzia, così com’era praticata nell’antico Egitto: e cioè con 78 carte (che allora erano sottili foglie d’oro) sulle quali erano incisi misteriosi geroglifici dalla cui lettura combinata i sacerdoti erano in grado di predire il futuro.
La diffusione delle carte. Nei secoli successivi i geroglifici lasciarono il posto a tutta una serie di figure simboliche. Ne troviamo traccia in epoca medioevale in Spagna, poi in Germania, successivamente in Francia. Nel 1540 vi fu il primo tentativo di dare regole precise a quest’arte divinatoria: Guillaume Postel pubblicò il volume Clef des Choses cachées (Chiave delle cose occulte) che sancì la nascita ufficiale della moderna cartomanzia e dei tarocchi che, pur con tutta una serie di varianti, sono usati ancora oggi.
Le 78 carte dei tarocchi utilizzati per la cartomanzia sono divise in due gruppi: i 56 Arcani minori, divisi a loro volta in quattro semi (bastoni, denari, coppe e spade) e 22 Arcani maggiori, che rappresentano tutta una serie di figure simboliche legati a concetti universali (ruota della fortuna, giustizia, matto, papessa, eremita,carro, amanti, impiccato, torre e così via).