Storia

Che cos'era Colonia Dignidad, la casa degli orrori fondata da un ex nazista in Cile

Il 24 aprile 2010 moriva Paul Schäfer, il nazista che fondò Colonia Dignidad, un lager "travestito" da centro di rieducazione, dove, sotto la dittatura di Pinochet, si consumarono crimini e torture.

Nel cuore del Cile l'ex nazista Paul Schäfer, nel 1961, fondò Colonia Dignidad. Qui, sotto la dittatura di Pinochet, avvennero abusi, crimini e torture, scopriamo gli orrori consumati tra queste mura attraverso l'articolo "Colonia indegnità" di Marco Consoli, tratto dagli archivi di Focus Storia.

Enclave del male. Villa Baviera oggi è un complesso turistico nella regione a sudest di Parral, in Cile, a circa 400 km dalla capitale Santiago. Tra prati, campi e boschi si possono svolgere varie attività, ci sono piscina e idromassaggi, si può andare a cavallo, fare trekking. Eppure questo luogo, dove oggi si può provare l'ebrezza dell'Oktoberfest a migliaia di chilometri dalla Germania, è stato per quasi quarant'anni il teatro di alcuni dei più atroci crimini commessi contro l'umanità.

Solo il 26 aprile 2016 la Germania ha desecretato i documenti su questa oscura vicenda, dopo che il film Colonia Dignidad, di Florian Gallenberger (2015), a cui è seguita l'omonima serie tv nel 2021, ha contribuito a far riemergere dall'oblio l'inquietante passato di questo luogo.

Il predicatore. A fondare Villa Baviera o, come era detta in origine, Colonia Dignidad, fu nel 1961 un emigrante tedesco e predicatore battista, Paul Schäfer. All'epoca aveva quarant'anni ed era fuggito insieme a un gruppo di seguaci dal suo Paese natale, la Germania. Cresciuto nella Gioventù Hitleriana (Hitlerjugend), da caporale a vent'anni era stato infermiere nella Wehrmacht. E dopo la Seconda guerra mondiale, chitarra in spalla, si era reinventato profeta della parola di Dio, quando il suo Paese era ancora economicamente e moralmente prostrato, in cerca di nuovi valori a cui aggrapparsi.

Lager o comune? Nel 1959 a Heide, in Germania, insieme all'amico Hugo Baar fondò una società benefica per le vedove e gli orfani, insieme ad alcuni accoliti. "Quando lo vidi per la prima volta", raccontò Gudrun Müller, moglie di Wolfgang Müller, al fianco di Paul per tutta la vita, "pensai di avere visto Gesù Cristo". Era questo l'effetto che Schäfer faceva sugli altri, nonostante l'aspetto allampanato e un occhio di vetro. Pare che lo avesse perso in seguito a un incidente con una forchetta, ma andava in giro dicendo che era una ferita di guerra. Di lì a poco, nel 1960, cominciarono per lui i guai: arrivarono le prime accuse di molestie sui bambini.

Rifugiato in Cile. Per questo nel 1961 si rifugiò in Sud America, in Cile, dove molti ex nazisti si erano già dati alla macchia.

E, agitando lo spauracchio del comunismo, convinse diversi connazionali a seguirlo. Qui fondò una comune agricola, chiamata Colonia Dignidad. Gli adepti venivano sfruttati da Schäfer per ampliare la proprietà e fargli accumulare ricchezze.

Educazione "tedesca". Tutti, compresi i bambini dai 7 anni in su, abbigliati da contadini tedeschi, dovevano lavorare, anche 12 ore al giorno, senza salario né riposo settimanale, sfamati solo con un tozzo di pane e una tazza di tè. Schäfer fece edificare anche una scuola e un ospedale, gratuiti, per tutti, e così facendo riuscì a far passare la colonia per associazione benefica, ricavandone credibilità e aiuti economici. Per alcuni cileni Colonia Dignidad, divenne un luogo dove educare i propri figli "alla tedesca".

Paura e manipolazioni. Ma se dall'esterno Colonia Dignidad sembrava un paradiso, dentro era l'inferno. Tv, giornali, radio e calendari erano assolutamente proibiti, chi sgarrava subiva un processo di fronte all'intera comunità (circa 300 persone) e le pene erano corporali. Il "condannato" inoltre veniva privato del cibo e in casi di recidiva trattato con psicofarmaci per fiaccarne la volontà.

Nella comune i bambini, appena nati, venivano tolti ai genitori biologici per essere affidati a "zie" e "zie". Su tutti dominava Schäfer, lo "zio permanente" che si circondava di bambini di cui, si scoprì poi, abusava. Winfried Hempel – una delle sue vittime, oggi avvocato e che con altri ha intentato una causa contro il governo cileno e quello tedesco, considerati conniventi – lo ricorda così: «Il suo sguardo ti paralizzava e non conoscere tuo padre e tua madre ti faceva sentire veramente solo». Molti di quei bambini erano stati affidati alla comunità da orfanotrofi.

Corruzione. Il sistema funzionava grazie a funzionari compiacenti e a un sistema di corruzione capillare, interno ed esterno alla colonia. Chi copriva le molestie (in qualche caso persino i genitori) godeva di numerosi benefici. Nonostante la complicità della polizia locale, già nel 1977 ci fu il primo rapporto ufficiale di Amnesty International, che denunciava crimini nella comunità. Ma non bastò. L'ex nazista, vicino ai politici cileni di estrema destra, cominciò a ospitare nella sua colonia nazisti in fuga dall'Europa. E il golpe militare del generale Augusto Pinochet, avvenuto l'11 settembre 1973, si rivelò per Schäfer un'occasione da cogliere al volo: poteva mettere le sue stanze segrete e le sue tecniche di tortura al servizio del dittatore.

Centrale di tortura. Numerosi oppositori vennero catturati dalla Dina (la polizia segreta cilena, guidata dal colonnello Manuel Contreras) e rinchiusi nei sotterranei della colonia. Qui la pratica più comune era l'elettroshock, con elettrodi applicati in tutto il corpo, persino dentro orecchie e parti intime. Moltissimi prigionieri morirono e vennero sotterrati in fosse comuni. In pochi si salvarono, unici testimoni di quegli orrori.

Arsenale. Il legame con il regime militare di Pinochet si fece sempre più stretto. Nei magazzini segreti costruiti nei sotterranei furono nascoste numerose armi, molte di più di quante Schäfer e i suoi collaboratori avessero bisogno per tenere in scacco, con il terrore, i coloni. La proprietà era recintata con filo spinato e controllata da uomini su torrette, oltre che da telecamere e allarmi azionati da rilevatori di movimento. Le armi accumulate erano di tutti i tipi: oltre a quelle più fantasiose, degne di James Bond, come le penne che sparavano proiettili o bastoni con una lama nascosta, c'erano bazooka, mitragliatori da guerra e perfino un carro armato. Tutte armi che Schäfer faceva entrare e uscire di nascosto dal Cile, per denaro.

Laboratori criminali. Nella colonia vennero allestiti laboratori per testare gli effetti del gas letale Sarin, che la Dina voleva usare contro gli oppositori del regime. La comune era ormai diventata uno Stato nello Stato. Colonia Dignidad prese parte all'Operazione Condor (1974), organizzata dai servizi segreti statunitensi (la Cia) in complicità con alcuni Paesi sudamericani (il Cile di Pinochet e l'Argentina del dittatore Jorge Rafael Videla, responsabile della scomparsa di decine di migliaia di persone, il Paraguay di Alfredo Stroessner Matiauda).

Uno Stato nello Stato. L'operazione voleva contrastare attività comuniste con ogni mezzo, inclusi rapimenti, torture e omicidi. «Le connivenze erano estesissime e coinvolgevano uomini d'affari, giudici e politici», ha spiegato Belisario Velasco, ministro degli Interni cileno dal 2006 al 2008. Come raccontato dal vescovo Carlos Camus, molti notabili cileni furono ricattati con filmati hot girati durante festini erotici organizzati per loro nella colonia.

In cerca di giustizia. Negli Anni '90 il potere di Schäfer iniziò a sgretolarsi. Dopo la caduta di Pinochet, l'ex santone tedesco capì che il Cile non era più un luogo sicuro. Nel 1997 fuggì in Argentina, prima che le accuse di molestie su minori presentate da 26 persone (bambini all'epoca dei fatti) potessero farlo finire in carcere. A maggio dello stesso anno le forze dell'ordine entrarono nella colonia.

Pene inadeguate. Nel 2005 Schäfer, ormai 84enne, fu arrestato ed estradato in Cile, dove venne condannato a vent'anni (e non all'ergastolo, come ci si aspettava) per pedofilia, traffico di armi e violazione dei diritti umani. Morì in carcere il 24 aprile 2010. Alcuni membri della colonia accusati di molestie su minori vennero arrestati. Altri, come il medico tedesco Hartmut Hopp, nel 2011 condannato per complicità in 16 casi di abusi, fuggirono in Germania.

Questo articolo è tratto da Focus Storia. Perché non ti abboni?

24 aprile 2023 Focus.it
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