Il 1 dicembre 1952, Christine Jorgensen, una donna transessuale, finì in prima pagina perché dichiarò pubblicamente di aver cambiato sesso. Il clamore che ne seguì la trasformò in un simbolo di liberazione. In realtà, i primi studi scientifici sull'identità di genere, cioè la percezione della propria identità sessuale, che non necessariamente coincide con il sesso biologico, hanno una storia molto più antica, come la chirurgia per cambiare sesso, che veniva già praticata nella Germania degli anni Venti.
Una strada in salita. Secondo la Psychopathia sexualis di Richard von Krafft-Ebing, uno dei primi testi dedicati alle patologie sessuali, datato 1886, chi si diceva convinto di appartenere al sesso opposto soffriva di un delirio psicotico, chiamato "metamorfosi sessuale paranoica". Ovvero veniva considerato uno psicotico, e trattato, per esempio, come chi credeva di essere Napoleone. E fu solo agli inizi del Novecento che prese il via un approccio scientifico dello studio dell'identità sessuale.
Pioniere. Una tappa fondamentale nella lotta alla discriminazione sessuale fu l'inaugurazione, il 6 luglio 1919, dell'Institut für Sexualwissenschaft (Istituto di sessuologia) di Berlino. Qui il medico tedesco Magnus Hirschfeld (1868-1935) eseguì, a partire dal 1930, le prime operazioni chirurgiche di riassegnazione di genere (ovvero di cambio di sesso). Hirschfeld si occupò anche di travestitismo: fu il primo a coniare la definizione, per noi antiquata, di "travestito," che diede il titolo a un suo saggio del 1910.
Con questo termine Hirschfeld intendeva una persona che accetta il proprio sesso biologico, ma ama abbigliarsi come il sesso opposto, quello che oggi definiremmo crossdresser. Nella sua clinica Hirschfeld, che nel mondo scientifico era ironicamente soprannominato l'"Einstein del sesso", però, non si occupava solo di omosessualità, ma anche di educazione sessuale, infertilità, contraccezione e malattie veneree, tutti argomenti tabù per l'epoca.
SCIENZa e PREGIUDIZIO. Hirschfeld nella sua struttura istituì un Comitato scientifico-umanitario con l'obiettivo di difendere i diritti degli omosessuali e soprattutto di abrogare il cosiddetto Paragrafo 175, una norma che dal 1871 in Germania puniva la "fornicazione innaturale, commessa tra persone di sesso maschile o da persone con animali": chiunque fosse trovato in atteggiamenti "non etero" poteva venire privato dei diritti civili ed era passibile di reclusione.
Grazie all'appoggio di medici e volontari, che facevano parte del suo Comitato scientifico-umanitario, Hirschfeld iniziò a distribuire sui treni e nei locali pubblici opuscoli scientifici volti a superare i pregiudizi, con l'obiettivo, per esempio, di sensibilizzare i genitori di ragazzi gay sulla "normalità" dei loro figli o illustrare "cosa le persone devono sapere sul terzo sesso".
Quello del "terzo sesso" è un concetto oggi superato, introdotto nell'Ottocento dal militante Karl Heinrich Ulrichs, secondo cui l'omosessualità rappresentava una variante della sessualità umana a metà strada tra maschio e femmina. Oggi la nozione di omosessualità (riferita all'orientamento sessuale) e quella di transessualità (riferita all'identità di genere) sono invece due concetti ben distinti.
I PRIMI INTERVENTI. Secondo il dottor Hirschfeld, il travestitismo era una particolare condizione medica, non una forma di devianza sessuale. Partendo da questo presupposto, decise di eseguire nel 1930, con il collega Ludwig Levy- Lenz, uno dei primissimi interventi chirurgici per un cambio di sesso. Il paziente era il danese Einar Wegener, che poi avrebbe assunto il nome di Lili Elbe, la cui storia è raccontata nel film The Danish Girl (2015). Non è chiaro se la prima operazione rimosse solo i testicoli o anche il pene, ma fu sufficiente perché il paziente ottenesse un passaporto con il nome di Lili e risultasse separato dalla moglie.
Seguirono altri interventi con altri medici, ma Lili morì a causa di complicanze legate a un trapianto di utero il 13 settembre 1931. Pochi mesi prima, nel giugno 1931, Dora Richter (alla nascita, Rudolph), che lavorava come domestica per Hirschfeld, completò la prima transizione completa da uomo a donna, diventando la prima trans sottoposta a vaginoplastica.
Studi ormonali. A partire dagli Anni '30, grazie agli studi del fisiologo austriaco Eugen Steinach (1861-1944), si comprese che gli ormoni avevano un ruolo fondamentale nella determinazione del sesso. Si fece così strada l'ipotesi che la percezione di appartenere a un genere sessuale si origini in un particolare momento della vita uterina. A quegli stessi anni risalgono i primi esperimenti, ormonali e chirurgici, sugli esseri umani, che però ebbero esiti spesso tragici.
Una storia da prima pagina. Ma la prima volta che l'opinione pubblica fu coinvolta nel dibattito sul transessualismo fu il primo dicembre 1952. Negli Usa, scoppiò un caso mediatico, quando il New York Daily News titolò "Ex soldato diventa una bella bionda", pubblicando in prima pagina la foto del militare George Jorgensen (1926-1989) diventato l'incantevole Christine, grazie al danese Christian Hamburger (1904-1992), un chirurgo, endocrinologo e specialista in terapia ormonale riabilitativa.
"La natura ha fatto un errore, che io ho corretto", scrisse poi Christine ai genitori. Non si trattava certo del primo caso, ma grazie al clamore che provocò la notizia Christine, nonostante gli odi e le polemichev da cui fu travolta, divenne la prima portavoce di transessuali (coloro che passano da un sesso all'altro attraverso cure ormonali e interventi chirurgici) e transgender (chi ha caratteristiche di genere opposte a quelle del proprio sesso biologico, ma che non sente la necessità di sottoporsi a interventi medici per modificare il proprio corpo).
evoluzione e classificazione. Fu proprio grazie all'intervento di Christine, che l'endocrinologo statunitense Harry Benjamin (1885-1986) coniò il termine "transessuale" (letteralmente, "persona che transita da un sesso all'altro"). In parallelo il ginecologo francese Georges Burou (1910-1989), in Marocco, affinò la sua tecnica per operare i pazienti che volevano cambiare sesso. Tra il 1956 e il 1984, Burou, nella sua clinica di Casablanca, eseguì 800 vaginoplastiche su uomini transessuali. Lavorando sette giorni a settimana, per 15 ore al giorno, infatti era riuscito a mettere a punto una tecnica chirurgica pioneristica di conversione sessuale.
Nel 1980, nella terza edizione del manuale diagnostico usato dagli psichiatri, comparve per la prima volta il "disturbo dell'identità sessuale" (nello stesso anno in cui l'omosessualità veniva cancellata dall'elenco delle malattie). A partire dal 2013, in psichiatria, il concetto di "disturbo" nell'identità di genere è stato rimosso, sostituito dall'introduzione di una diagnosi di "disforia di genere", ossia lo stato di disagio provato da chi si sente di appartenere al genere opposto al sesso biologico (cioè quello indicato sulla carta d'identità).