Sono detti così (ma rifiutano il termine perché significa straniero) gli appartenenti a un antico gruppo etnico etiope stanziato nella zona del lago Tana, che pratica la religione ebraica.
Sulla loro origine esistono diverse ipotesi. Secondo la leggenda, discenderebbero da Menelik, figlio di re Salomone e della regina di Saba. Si tratterebbe invece di un’etnia locale accostatasi all’ebraismo con l’arrivo in Etiopia di ebrei fuggiti dalla Palestina con la distruzione assira del regno di Israele (VIII secolo a.C.), o dopo la conquista di Gerusalemme da parte di Nabucodonosor (586 a.C.), o ancora nel I-II secolo d.C., dopo la sconfitta degli ebrei da parte dei romani nella guerra giudaica.
Il loro ebraismo è molto peculiare: non conoscono l’ebraico, conoscono i primi cinque libri della Bibbia (Pentateuco), hanno le sinagoghe ma praticano anche riti non previsti dall’ebraismo ortodosso. Emarginati, e spesso perseguitati, dai cristiani copti etiopi, negli anni scorsi sono stati trasferiti in massa in Israele con appositi ponti aerei.