Storia

Chi ha tradito Anna Frank, la ragazzina ebrea simbolo della Shoah?

L'inchiesta di due giornalisti olandesi rivela il nome di chi indicò ai nazisti il nascondiglio di Anna Frank, la ragazzina ebrea simbolo della persecuzione antisemita.

"Pronto. Sul retro del 263 di Prinsengracht ad Amsterdam si nascondono degli ebrei". "Come lo sa?". "Lo so". "E lei chi è?". "Nessuno".

Potrebbe essere stata questa la conversazione telefonica che il 4 agosto 1944 ha "condannato" Anna Frank, diventata simbolo della persecuzione antisemita. Scopriamo come si sono svolte le indagini per stabilire chi ha tradito Anna, attraverso l'articolo "Tradita!" di Anita Rubini, tratto dagli archivi di Focus Storia.

Clandestini. La soffiata arrivò all'ufficio di Julius Dettmann, ufficiale tedesco delle SS, che spedì immediatamente una squadra a perquisire la casa. Dietro a una libreria girevole, l'ingresso al nascondiglio in cui vivevano da due anni Otto Frank, la moglie Edith e le due figlie, Anna e Margot, tre membri della famiglia Val Pels e il dentista Fritz Pfeffer. Furono tutti arrestati e portati nel campo di transito di Westbord per poi essere trasferiti ad Auschwitz. All'internamento sopravvissero solo Otto Frank e il diario di Anna.

Crudele delazione. Oggi quel "nessuno" potrebbe avere un nome. Secondo due giornalisti fiamminghi, Jeroen de Bruyn e Joop Van Wijk, a tradire fu infatti Nelly Voskuijl, una delle sorelle di quella Elizabeth (detta "Bep", ma citata nel diario di Anna come Elli Vossen), dattilografa alle dipendenze di Otto, che collaborò ad alleviare ai Frank le difficoltà della vita clandestina.

Angeli custodi? Dei suoi angeli custodi Anna scrisse: "Non potremo mai dimenticare che, se altri sono eroici in guerra e di fronte ai tedeschi, i nostri lo sono nel vigile affetto che mostrano per noi". Secondo la tesi del libro (in olandese), Bep Voskuijl, Basta silenzio, Nelly cominciò di sua spontanea volontà a collaborare con la Gestapo dopo l'invasione tedesca. Fino a quella crudele delazione.

Doppio tradimento. A dirla con Dante Alighieri, Nelly è il prototipo della traditrice degli ospiti (nel suo caso, persone in fuga dalla furia nazista che nella sua famiglia avevano riposto la loro fiducia per avere salva la vita). Ma in questa vicenda il tradimento è doppio. Uno degli autori del libro, Joop van Wijk, è infatti figlio di Bep e nipote di Nelly. E, più di settant'anni dopo, è andato a rimestare nei segreti di famiglia. Una sorta dunque – e qui chiamiamo di nuovo in aiuto il Sommo poeta – di tradimento dei parenti.

Davvero infatti la ventunenne Nelly aveva tradito in nome di un'ideologia? Nessuno dei protagonisti può rispondere: Nelly è morta nel 2001; Elizabeth nel maggio del 1983 all'età di 63 anni; Julius Dettmann, che aveva ricevuto la telefonata, si suicidò subito dopo la guerra.

Nel febbraio del 1945, era morta la stessa Anna Frank, uccisa dalla tisi nel campo di Bergen-Belsen dove lei e la sorella erano state trasferite, dopo Auschwitz. Anna aveva 15 anni, Margot 19.

Parenti serpenti. A far finire Nelly sul banco degli imputati sono state le testimonianze di una terza sorella Voskuijl, Diny, e dell'ex fidanzato di Bep durante la guerra, Bertus Hulsman. Secondo i due, i litigi tra Nelly e Bep erano frequenti: la prima, che non aveva mai nascosto le sue simpatie per il nazismo, rinfacciava alla sorella di nascondere ebrei. A rinforzare la tesi, un particolare: la corrispondenza che si scambiarono Bep e Otto Frank nel dopoguerra fu distrutta alla morte di Bep, forse per nascondere le responsabilità della famiglia Voskuijl nell'arresto e nella deportazione di otto persone.

Nelly aveva anche un altro sassolino nella scarpa: era l'unica in famiglia a non aver ottenuto un posto fisso all'Opekta, l'azienda fondata da Otto Frank per la vendita di un composto per fare la marmellata in casa. Ci lavorava come capo magazziniere anche il padre Johannes: fu proprio lui a costruire la libreria che occultava l'ingresso dell'alloggio segreto.

Nessuna via di fuga. I Frank erano arrivati ad Amsterdam dalla Germania nell'estate 1933: Otto aveva avuto la possibilità di avviare un'attività, imprenditore in fuga da una pesante crisi economica. Non solo: il 30 gennaio di quell'anno Adolf Hitler era diventato cancelliere del Reich e per gli ebrei si prospettavano tempi durissimi.

In Olanda per la famiglia Frank fu l'inizio di una nuova vita. Che non durò a lungo: il 1° settembre 1939 la Germania occupò la Polonia facendo scoppiare la Seconda guerra mondiale.

Leggi razziali. Nel maggio del '40 toccò all'Olanda. "Venivano continuamente emanate leggi antisemitiche che limitavano gravemente la nostra libertà", scrisse Anna il 20 giugno 1942. "Gli ebrei devono portare la stella di David; gli ebrei devono consegnare le biciclette; gli ebrei non possono prendere il tram; gli ebrei non possono andare in auto, neanche di privati; gli ebrei possono fare la spesa solo tra le 15 e le 17; gli ebrei possono andare solo da parrucchieri ebrei; gli ebrei non possono uscire per strada dalle 20 alle 6 di mattina; gli ebrei non possono frequentare teatri, cinema e altri luoghi di divertimento".

Ed era solo l'inizio. Quando la figlia maggiore Margot fu convocata per essere arruolata in un campo di lavoro in Germania, la famiglia si rifugiò in un nascondiglio preparato da tempo.

Da lì Anna osservò la vita passarle davanti "attraverso la fessura fra le tendine": "Ieri ne ho visti due [ebrei] guardando fuori attraverso le cortine, e mi sembrava un miracolo; ebbi una sensazione strana, come se io avessi tradito quei poveretti e ora stessi spiando la loro disgrazia", annotò il 13 dicembre 1942.

Sotto inchiesta. Le indagini su chi fosse stato il traditore dei Frank scattarono fin dalla pubblicazione, nel 1947, del diario a cui Anna aveva iniziato ad affidare i suoi pensieri il 12 giugno 1942. L'indiziato principale era il magazziniere Willem van Maaren, di cui la stessa Anna scrisse: "Non ce ne importerebbe niente di quello che pensa il signor Van Maaren se non fosse una persona notoriamente poco affidabile e molto curiosa che non è facile prendere per il naso". L'uomo fu indagato ufficialmente anche un'altra volta nel 1963, per le sue presunte responsabilità. Nessuna prova schiacciante, però.

I soliti sospetti. Tra i sospettati anche la donna delle pulizie in Prinsengracht 263, un conoscente dei Frank, Tonny Ahlers, noto per le sue simpatie per il nazionalsocialismo, e tale Marteen Kuiper, un uomo che aveva fatto delle soffiate sugli ebrei una professione ben pagata. Nel 2003 l'Istituto olandese per la documentazione di guerra ha riaperto il caso, svolto indagini. Ma ha concluso che "non è più possibile ricostruire lo svolgimento dei fatti". Oggi si sono aggiunti nuovi particolari e quel "nessuno" potrebbe avere il nome di Nelly, "tradita" dal nipote investigatore.

Questo articolo è tratto da Focus Storia. Perché non ti abboni?

31 marzo 2023 Focus.it
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