Già nel XVII secolo ci furono vari tentativi di costruire una macchina calcolatrice (Napier, Pascal, Leibniz). Tutti si basavano su ruote dentate: ogni certo numero di giri, una ruota azionava quella vicina, la quale così teneva conto di un certo risultato. Verso il 1830, il matematico inglese Charles Babbage progettò un calcolatore dotato di memoria: duecento accumulatori, composti da 25 ruote collegate tra loro.
Babbage era però costretto a utilizzare elementi puramente meccanici, programmati tramite schede perforate, e non riuscì mai a realizzare praticamente la sua idea. Al 1850 risale invece la prima calcolatrice a tastiera, che aveva al centro un albero graduato mobile: il totale veniva dato dallo spostamento dell'albero. L'americano Herman Hollerith ideò nel 1890 una macchina per calcolare automaticamente i risultati del censimento: funzionava a schede perforate e sfruttava anche la corrente elettrica.
Trenta tonnellate. Quarant'anni dopo, nel 1930, l'americano Vannevar Bush costruì una macchina in parte elettronica (usava valvole termoioniche) che riusciva a risolvere le equazioni differenziali. Il primo calcolatore interamente elettronico venne invece costruito soltanto nel 1946, dagli americani John Mauchly e John Eckert. Fu battezzato Eniac: impiegava 18 mila valvole, pesava 30 tonnellate e occupava uno stanzone di 140 metri quadrati. Il primo computer prodotto in serie fu l'Univac I, realizzato nel 1950 dagli stessi costruttori dell'Eniac, che avevano costituito una società per continuare le loro ricerche.