Per molti, il primo sommelier della Storia fu Sante Lancerio, storico e geografo, ma soprattutto il Bottigliere di papa Paolo III (sul soglio pontificio dal 1534 al 1549): era infatti colui che aveva la responsabilità degli approvvigionamenti per il vino di Sua Santità, in sede e in viaggio.
Nettari papali. Il compito di Sante Lancerio era di selezionare i vini per la tavola del papa anche durante i suoi spostamenti, e per questo potè annotare le caratteristiche e i luoghi di produzione di numerosi vini di quel tempo.
Le sue conoscenze confluirono quindi in una lunga missiva (senza data) indirizzata al cardinale Guido Ascanio Sforza, contenente le recensioni di 53 vini.
Per quel che ne sappiamo, è il primo esempio di letteratura enologica italiana: oltre al gusto, si commentavano profumo, colore e retrogusto delle varie qualità, e tra queste Lancerio lodava il Malvasia, il Nobile di Montepulciano e la Vernaccia di San Gemignano.
Questione di gusto. A impreziosire le note del sommelier papale è anche il ricorso ad aggettivi in uso ancora oggi tra gli enologi (un vino poteva per esempio essere asciutto, forte, maturo, rotondo), nonché l’inserimento di riflessioni sui momenti migliori per gustare un vino, in base alla stagione, all’ora e persino allo stato d’animo.