Secondo gli storici, Mosè è una figura leggendaria. Non sono stati trovati, finora, documenti che ci parlino di Mosè nell'epoca in cui sarebbe vissuto, ovvero intorno al 1250 a.C. E non sono stati trovati documenti che raccontino un esodo dall'Egitto di 600 mila semiti, esclusi donne e bambini, come è scritto nel libro dell'Esodo della Bibbia.
Dibattito storico. Eppure, la ricerca su Mosè come personaggio storico ha da sempre affascinato gli studiosi in cerca di indizi per provare o negare la sua esistenza. Un dibattito che, nel 2015, si riaprì con il film di Ridley Scott Exodus: Dèi e Re, ma anche con l'appassionata rilettura di Roberto Benigni dei Dieci Comandamenti.
Dunque dell'epoca di Ramses II (regnò fra il 1279 a.C. e il 1213 a. C.), ovvero il faraone che in linea ipotetica potrebbe essere colui che si oppose a Mosè, non sono stati trovati documenti che ci parlino del profeta né di un esodo di ebrei. Ma è anche vero che ci manca tantissimo del regno di questo faraone: infatti abbiamo i monumenti funerari ma non gli archivi (se c'erano) di Pi-Ramses, la città che fu fatta costruire dal faraone e dove, secondo la Bibbia (Es 1:11), lavoravano gli Ebrei come schiavi.
I rapporti tra Egitto e Palestina. Un nucleo di verità storica è, però, possibile: diversi scavi archeologici documentano che i rapporti tra Egitto e Palestina sono stati frequenti, e che genti della Palestina possono avere abitato in Egitto in qualunque periodo della storia egiziana.
Gli storici concordano: l'esodo degli ebrei dall'Egitto, almeno nei termini in cui è raccontato nella Bibbia, non c'è stato. Ma non si possono escludere ipotetiche "fughe" di poche centinaia di ebrei dall'Egitto verso l'Asia.
La stele di Merenptah. Tra gli indizi che aiuterebbero a datare l'esodo, e quindi la presenza di ebrei in Canaan, vi è la stele di Merenptah (1208/9 a.C.), il faraone egiziano successore di Ramses II. Sull'iscrizione compare un gruppo denominato Israele tra i popoli che abitano in Siria-Palestina. Ed è la più antica testimonianza che abbiamo.