A partire da quella data l'umanità ha un nuovo nome da dare alla catastrofe nucleare: Chernobyl. Ciò che è successo in questa città industriale dell'Ucraina settentrionale è stato raccontato molte volte: alcune manovre azzardate durante una esercitazione notturna agli impianti di sicurezza della centrale nucleare provocano la fusione del nocciolo, l'esplosione del "reattore 4" e il collasso dell'intera struttura che lo proteggeva.
Si sprigiona una nube carica di particelle radioattive cinquecento volte più micidiale di quella prodotta delle bombe di Hiroshima e Nagasaki. I venti spargono le particelle nell'atmosfera e presto vengono contaminate intere regioni di Ucraina, Bielorussia e Russia. La nube raggiunge poi gran parte dell'Europa occidentale, contaminata anch'essa (seppure in misura minore). All'inizio le autorità cercano di nascondere l'accaduto, ma dopo alcuni giorni la verità emerge in tutta la sua drammaticità.
È un evento di grado 7, il più grave della scala INES, che dà un numero alle criticità del nucleare civile, finora eguagliato solo dall'incidente di Fukushima, l'11 marzo 2011.
Viene mobilitato l'esercito, gli abitanti della città sono caricati su autobus e camion ed evacuati in massa, mentre squadre di migliaia di operai e tecnici, chiamati poi liquidators e biorobots, vengono inviate per i primi disperati interventi di contenimento della fuga radioattiva, documentati dai due video qui sotto. Li chiameranno "biorobot" e sono gli eroi di Chernobyl: per fare in fretta lavorano in prossimità del nucleo dell'esplosione, anche senza protezioni adeguate, pur sapendo che così avranno i giorni contati a causa dell'esposizione alle radiazioni migliaia di volte oltre la norma. Molti di loro moriranno di tumori e leucemie nell'arco di poche settimane o mesi. Altri vedranno le terribili conseguenze del loro sacrificio manifestarsi nei loro figli. Grazie a loro, il reattore viene chiuso in un sarcofago di cemento armato che imprigiona i materiali radioattivi e definisce un mondo a sé.
Chi sono i biorobots intervenuti a poche ore dall'esplosione del reattore 4? Soldati che sapevano di andare incontro a morte certa.
Vladimir Shevcenko, l'operatore che ha girato il primo dei due video qui sopra, è morto nel 1987 dopo una lunga malattia per le radiazioni assorbite durante le riprese.
La zona rossa. L'area attorno alla centrale, la famigerata Chernobyl Exclusion Zone, è devastata dalle radiazioni, del tutto inabitabile nel raggio di 19 chilometri, ma anche più lontano la contaminazione resta altissima e la vita molto difficile. I tempi di decadimento degli isotopi radioattivi sono calcolati in migliaia di anni. Nelle profondità del sarcofago, intanto, il nocciolo fuso "brucia" a una temperatura di mille gradi centigradi e comincia fin da subito a indebolire la struttura.
Chernobyl rimarrà una minaccia silenziosa per millenni.
Gli effetti sulla popolazione. Ufficialmente si parla di 4.000 casi di cancro alla tiroide tra Bielorussia, Ucraina e Russia, per l'esposizione nel solo periodo 1992-2002. Le cifre delle associazioni indipendenti sono 10 volte superiori. I più colpiti sono i bambini e i ragazzi sotto i 14 anni di età, perché assorbono grandi quantità di radiazioni attraverso il latte. A tutt'oggi, nell'area considerata ufficialmente contaminata, vivono ancora 5 milioni di persone fra le quali si registra un'alta diffusione di patologie dermatologiche, respiratorie, infertilità e malformazioni.
In rapporto del 2012, l'Organizzazione mondiale della Sanità (WHO) sostiene che l'impatto della contaminazione sulle generazioni future rimarrà abbastanza basso: per quanto molti esperti siano tutt'ora scettici, l'ipo0tesi sembra confermata da un ampio studio pubblicato si Science nell'aprile 2021.
Che cosa si sta facendo. Il sarcofago in cemento costruito a tempo di record dalle squadre di biorobot era stato pensato come soluzione provvisoria d'emergenza, tanto più che utilizza come struttura portante le stesse macerie del reattore crollato. Indebolito dal calore del nocciolo in fusione e dalle intemperie, si sgretola. Ogni anno si aprono nuove crepe, attraverso le quali si infiltra l'acqua che danneggia ulteriormente la struttura e può trascinare elementi radioattivi fino alla falda, contaminando un'area vastissima.
Sotto all'involucro di cemento sono tutt'ora intrappolate grandi quantità di combustibile nucleare non più raffreddato e materiale fortemente radioattivo, che possono provocare una nuova catastrofe - in un'area che, per di più, è considerata a rischio sismico. Una situazione assolutamente impossibile da affrontare per la sola Ucraina. Per questo nel 1997 si è costituiro un comitato internazionale con lo scopo di progettare, finanziare e costruire un nuovo e più sicuro sarcofago.