Iosif Vissarionovich Dzugasvili, meglio noto come Stalin (dal russo stal, "acciaio"), leader dell'Urss dal 1924 al 1953, è passato alla Storia come uno dei dittatori più temuti e sanguinari del XX secolo. Non stupisce, allora, che nel corso della sua esistenza sia stato bersaglio di innumerevoli complotti che miravano alla sua eliminazione. Tuttavia, grazie al controllo capillare, a tratti paranoico, sulla sicurezza personale, ai piani maldestri e alla sfortuna degli attentatori, è sempre riuscito a sfuggire alla morte, tanto da apparire come un uomo invulnerabile.
Terremoto politico internazionale. In caso di morte prematura di Stalin si sarebbe generato un terremoto politico non solo in Urss ma anche in ambito internazionale. Gli uomini a lui più vicini, tra cui Berija, Malenkov e Molotov, avrebbero potuto scatenare una feroce lotta per il potere, con il rischio di far sprofondare il Paese in una guerra civile.
La scomparsa di Stalin, poniamo, all'inizio degli Anni '30 avrebbe potuto rappresentare l'alba di una nuova era, con un regime meno autoritario, senza le Grandi purghe e una collettivizzazione del settore agricolo più graduale. Sarebbe inoltre venuto meno il culto della personalità. Questa la versione ottimistica.
Urss ridimensionata. Più complessa la situazione internazionale: in una prospettiva di "storia controfattuale" l'Urss destalinizzata avrebbe potuto rivestire un ruolo diverso nel conflitto mondiale (in cui la Russia fu decisiva nel piegare il nazionalsocialismo), magari meno incisivo, cambiando così anche il Dopoguerra.
Interrogativi aperti. Se l'Urss fosse stata comunque aggredita dalla Germania nel 1941 e si fosse poi schierata con le forze alleate, senza Stalin le relazioni con Usa e Regno Unito sarebbero state meno tese? Ci sarebbe quindi stata poi una minore contrapposizione tra Est e Ovest del mondo? Si sarebbero evitate le divisioni ideologiche che portarono alla Guerra fredda? Chissà...