Il "patto d'acciaio", che in origine doveva chiamarsi "patto di sangue", era il trattato di alleanza tra l'Italia fascista e la Germania nazista, stipulato il 22 maggio 1939 a Berlino nella Cancelleria del Reich, alla presenza di Adolf Hitler, siglato dai ministri degli Esteri dei due Paesi, Galeazzo Ciano e Joachim von Ribbentrop.
Inossidabile. Fu Benito Mussolini a definire il patto "d'acciaio", per sottolineare la solidità della sua intesa con Adolf Hitler. L'accordo, di natura sia difensiva sia offensiva, prevedeva una consultazione continua tra le parti che lo avevano firmato. Impegnava inoltre Italia e Germania a darsi completa assistenza reciproca, dal punto di vista politico e diplomatico, in caso di avvenimenti internazionali che avessero potuto metterne in pericolo la sicurezza delle rispettive nazioni.
sospesione rifiutata. In caso di partecipazione a una guerra l'aiuto reciproco si sarebbe esteso anche all'ambito militare: quando Hitler invase la Polonia, il 1° settembre 1939, Mussolini chiese però una sospensione dell'accordo, ma non venne accontentato.
Fine dei giochi. Il patto doveva durare dieci anni, ma quando nel luglio 1943 Mussolini venne sfiduciato, il nuovo governo italiano, guidato dal maresciallo Pietro Badoglio, firmò un armistizio con gli Alleati e divenne non belligerante, ponendo così fine al coinvolgimento dell'Italia nel patto.