Storia

Celti, scudi e viaggi nell’aldilà

Ritrovato in una tomba risalente all'Età del Ferro uno scudo celtico riccamente decorato: sarebbe stato usato in battaglia, e non solo sfoggiato.

Secondo gli esperti sarebbe, per il Regno Unito, l'oggetto d'arte celtica più importante del millennio: è lo scudo appartenuto a un uomo vissuto 2.200 anni fa, ritrovato a Pocklington (Yorkshire, Regno Unito) nel luglio del 2018, ma del quale solo ora, dopo un fine lavoro di restauro, si è potuta apprezzare la lavorazione.

Non solo per bellezza. Decorato in stile di La Tène (antica arte decorativa celtica), lo scudo, con un diametro di 75 centimetri, presenta un inusuale bordo smerlato e un motivo a tripla spirale, chiamato triscele, oltre a tracce di conchiglie di mollusco e segni di riparazione. Quest'ultima caratteristica è curiosa, poiché va contro la teoria finora accreditata secondo la quale gli scudi con decorazioni elaborate non venivano utilizzati in combattimento, ma solamente per riflettere uno status sociale. «La nostra ricerca sfida questa convinzione: sullo scudo è presente infatti un segno di perforazione tipico di una spada», afferma l'archeologa Paula Ware del MAP Archaeological Practice (Regno Unito). «Ci sono inoltre segni di riparazione, che suggeriscono che lo scudo era non solo vecchio, ma probabilmente usato.»

Un lungo viaggio. Accanto allo scudo e al suo proprietario, i ricercatori hanno trovato anche un carro con dei cavalli, delle armi e del cibo per "sopravvivere" nel tragitto verso la morte: tutti particolari che fanno comprendere come i Celti prendessero il viaggio nell'aldilà molto seriamente. Gli studiosi ritengono che l'uomo avesse dai quarantacinque anni in su quando morì, tra il 320 e il 174 a.C.: «Non conosciamo le cause della morte», afferma Ware. «Abbiamo rilevato alcuni traumi da corpo contundente, ma non letali: probabilmente è morto di vecchiaia». Non si sa nemmeno con certezza a che classe sociale appartenesse, ma il modo in cui è stato seppellito fa presupporre che fosse benestante.

10 gennaio 2020 Chiara Guzzonato
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