Storia

La caduta di Berlino: quando i tedeschi si arresero

Alla fine della Seconda guerra mondiale, nella primavera del 1945, gli abitanti di Berlino furono bersaglio di uno dei più massicci attacchi subiti da una città. Ecco come tentarono di resistere.

In 10 giorni caddero su Berlino quasi 2 milioni di proiettili, il 90 per cento degli edifici in città andò distrutto e si stimano circa 100mila suicidi tra i civili. Vediamo cosa è successo nei giorni della resa attraverso l'articolo "La caduta di Berlino" di Federica Ceccherini, tratto dagli archivi di Focus Storia.

Grandeur nazista. Nei piani di Hitler, Berlino doveva essere la nuova capitale dell'Europa nazificata e quindi andava ripensata e ricostruita. I suoi progetti (e quelli del suo architetto, Albert Speer) prevedevano edifici talmente imponenti da fare invidia a San Pietro, a Roma, e sfarzosi come Palazzo Pitti a Firenze. E poi teatri, cinema, sale da migliaia di spettatori e una piazza da un milione di persone per le adunate. Il trasporto cittadino su ruota e rotaia si sarebbe sviluppato in appositi tunnel sotterranei avveniristici. Per questo, nel 1938, cominciarono i lavori di scavo: a 18 metri di profondità fu costruita una parte della rete delle gallerie previste dal progetto.

Sogni infranti. Ma nel 1939 i lavori si interruppero per lo scoppio della guerra. Da quel momento l'uso che venne fatto delle gallerie fu molto diverso da quello per cui il Führer le aveva pensate. Diventarono prima depositi di armi e poi, nei drammatici giorni della Battaglia di Berlino, rifugio per la popolazione.

Arrivano i russi. Nella primavera del 1945, quando sulla capitale del Terzo Reich cadevano giorno e notte le bombe alleate, molti berlinesi si rifugiarono lì. Ma il peggio doveva ancora venire: l'Armata rossa stava avanzando su Berlino. La mattina del 21 aprile entrarono in città i primi reparti corazzati sovietici, che aprirono la strada alle truppe d'assalto.

Guerra in città. Da quel momento Berlino fu vittima di una delle più massicce operazioni di artiglieria di tutti i tempi in una città. Si stima che in dieci giorni siano caduti sul-la capitale tedesca quasi 2 milioni di proiettili. I civili cercarono di rifugiarsi ovunque ve ne fosse la possibilità: nei tunnel in costruzione, nella metropolitana, nelle fognature.

Sottoterra. I rifugi presto si rivelarono insufficienti e si riempivano fino al doppio della loro reale capacità. I bunker antiaerei erano collocati nelle Flakturm, enormi fortificazioni di difesa poste a "guardia" della città e costruite in punti considerati strategici a partire dal 1941. Erano tre: la Flakturm Tiergarten, la Flakturm Friedrichshain e la Flakturm Humboldthain. In quest'ultima (l'unica ancora oggi in piedi, le altre invece furono abbattute dopo la guerra) si trovava un bunker antiaereo per 15mila civili (ma ne arrivò a contenere fino a 30mila), un ospedale con 95 posti letto e due sale operatorie.

Nelle torri c'era persino un'area per mettere al riparo le opere d'arte, come il busto egizio di Nefertiti e l'altare greco di Pergamo. Testimoni raccontarono che le spessissime pareti di cemento armato dei bunker tremavano sotto i colpi dell'artiglieria russa: sembravano sempre sul punto di cedere. Ma resistettero.

Soldati inesperti. Poiché la maggior parte dei berlinesi adulti era al fronte, la difesa delle torri era affidata a ragazzi di 15-16 anni, che sui tetti delle Flakturm si trovavano a maneggiare armi contraeree con pochissimo addestramento. Altre gallerie sotterranee, destinate a rifugio per i civili e deposito di armi, si trovavano presso l'aeroporto di Tempelhoff, fiore all'occhiello del Terzo Reich voluto e progettato dallo stesso Führer.

Sotto "l'aeroporto di Hitler" c'era un mondo segreto: 40 chilometri di tunnel su 6 livelli. Con tanto di gallerie ferroviarie destinate al trasporto degli spettatori per le esibizioni militari in tempo di pace. In tempo di guerra, qui si riparavano i caccia. L'aeroporto, nodo fondamentale per la difesa della città, fu però conquistato dai russi in appena due giorni.

Violenze inaudite. Alla fine, anche i rifugi non furono più così sicuri. Molti berlinesi erano terrorizzati dall'idea di infilarsi in quelle gallerie e temevano di fare la fine dei topi, con i sovietici alle spalle. La loro era una paura più che giustificata. I testimoni riferirono poi di saccheggi, omicidi e soprattutto stupri da parte dei militari sovietici.

A dire il vero, quello che accadde in quell'ultimo atto della Battaglia di Berlino è ancora oggi dibattuto tra gli storici. Alcune stime dicono che i militari sovietici si siano macchiati di 100mila violenze sulle donne solo a Berlino e di 240mila in tutta la Germania. Lo storico britannico Antony James Beevor lo ha definito "il più grande stupro di massa della Storia". Gli uomini erano fuori controllo, gli alti comandi dell'Armata rossa ne erano consapevoli e tollerarono le violenze. In fondo, le giudicavano una sorta di vendetta nei confronti dei tedeschi per l'invasione dell'Urss. E questo nonostante i timori dei vertici sovietici per il possibile danno d'immagine. Il terrore della popolazione civile in quei terribili giorni è indescrivibile. Molti, pur di non finire nelle mani dei russi, si suicidarono: 100mila persone si tolsero la vita a Berlino tra aprile e maggio del 1945.

La fine di Hitler. Mentre la capitale bruciava, Hitler era rintanato nel suo bunker sotto la Cancelleria. Era apparso un'ultima volta il 20 aprile, un giorno prima dell'arrivo dei russi.

Dal Führerbunker non uscirà mai più vivo. Il 30 aprile 1945 Hitler si suicidò. Ma nella torre di Humboldthain la contraerea continuò a combattere ancora per tutto il giorno seguente, nonostante la città fosse allo stremo e le possibilità di respingere il nemico fossero nulle. Il 2 maggio finalmente arrivò il "cessate il fuoco". L'inferno finì, lasciando dietro di sé un mare di macerie, il 90% degli edifici era gravemente danneggiato; 22mila civili erano morti e, nei mesi successivi, si verificò un numero altissimo di aborti, eredità degli stupri.

Questo articolo è tratto da Focus Storia. Perché non ti abboni?

2 maggio 2023 Focus.it
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