20 bugie storiche sul Medioevo
Si temeva l'avvento dell'anno Mille. La diceria nacque dalla lettura a posteriori delle cronache di Rodolfo il Glabro, monaco e cronista che nel 1048 raccontò un clima storico di incertezze, parlando di segni interpretati come "apocalittici", quali calamità ed eclissi (testimoniando allo stesso tempo anche la volontà di una rinascita). Nella realtà dei fatti però non ci fu alcun panico. La maggior parte delle persone non sapeva di vivere nel Mille, le annate si contavano in base agli anni di regno dei re e i movimenti millenaristi che annunciavano la fine del mondo si diffusero dopo il Mille (così come i lavori di Rodolfo il Glabro, circolati qualche decennio più tardi del 1000).
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"Secoli bui"? Furono gli inglesi del Settecento i primi a chiamare il Medioevo Dark ages. Da allora l’espressione "secoli bui" è stata usata come metafora per indicare un’epoca di crisi, che evoca l’immagine di un popolo abbrutito dalla fame e dalla superstizione, di strade infangate, della barbarie del potere, di torture e di terribili pestilenze. Quasi ci si dimentica che il Medioevo fu anche il tempo di Dante, di Giotto, delle cattedrali e dei primi passi del diritto moderno.
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Nel medioevo si pensava che la Terra fosse piatta. Anche se fu il viaggio di Magellano (1519-1522) a dimostrare al mondo in maniera diretta che la Terra è sferica, grazie alla prima circumnavigazione del globo, in vari trattati medievali - come il Tractatus de sphaera, scritto nella prima metà del Duecento - si leggono calcoli che dimostrano la curvatura della superficie terrestre (dati già noti anche agli antichi Greci). Il luogo comune riguardo questa convinzione nacque verso il XVI secolo, quando gli umanisti videro nelle mappe medioevali di forma circolare (al pari dei planisferi odierni) una prova presunta dell’ignoranza di chi li aveva preceduti. Nell'immagine, un planisfero del XI secolo.
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I nobili godevano dello ius primae noctis. I signori feudali avevano in effetti la facoltà di esercitare questo privilegio, ma non era il diritto a passare la notte con le novelle spose del loro territorio. Si trattava invece di una tassa (in denaro, non in natura) imposta da chi controllava il territorio in cambio del suo assenso al matrimonio. E allo stesso modo, anche le cinture di castità non esistevano: sono un'invenzione dell'Ottocento. # Vedi anche: 11 cose che (forse) non sai sul sesso nel Medioevo e la vera storia delle cinture di castità
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Si viveva senza leggi. Il diritto romano era un ricordo, ma nel Medioevo le leggi non mancavano: ne sono un esempio il codice giustinianeo (529-534), una raccolta delle costituzioni imperiali riordinate dall’imperatore romano d'Oriente, e l'Editto di Rotari (643), raccolta scritta delle leggi longobarde. Poi, nel XII secolo, il monaco Graziano raccolse nel suo Decretum le fonti del diritto canonico e il sovrano inglese Giovanni Senzaterra concesse ai suoi baroni la Magna Charta (1215, nell'illustrazione), primo passo fondamentale verso il riconoscimento universale dei diritti dei cittadini (costituzione). Quanto al popolo, a partire dall’Anno Mille i villani si erano inurbati nel borgo e questi "borghesi" cominciarono a reclamare un ruolo politico degno della loro influenza economica. Nacquero così i Comuni e le prime potenti lobby (gilde e corporazioni delle arti e dei mestieri).
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Le torture erano all'ordine del giorno. Chiariamo subito: il Medioevo non è stata l'età d'oro della tortura, sicuramente più diffusa nel Rinascimento. Ma c'era. Tuttavia già dal Tardo Medioevo (tra il 1000 e la scoperta dell'America) non venne più utilizzata indiscriminatamente. Le confessioni estorte attraverso l’uso dei carboni ardenti e del ferro rovente vennero screditate dalle stesse autorità ecclesiastiche nel 1215, quando papa Innocenzo III proibì di suffragare le torture con la benedizione, privandole della sacralità che avevano avuto fino ad allora. Per l’accusato fu introdotta la possibilità di difendersi in giudizio. In Inghilterra nacque il processo penale, con 12 probiviri (i recognitores) che svolgevano la funzione di giurì d’accusa presentando la lista dei delitti e dei sospetti nell’ambito della recognitio, una prima forma di inchiesta giudiziaria. La storia della tortura
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C'era la caccia alle streghe. In realtà iniziò alla fine del Medioevo, intorno al 1430, ma fu alimentata nei secoli a venire e raggiunse vette di crudeltà solo fra ’600 e ’700, ben più tardi della fine del Medioevo. In tre secoli di caccia alle streghe migliaia di donne finirono al rogo con accuse pretestuose, punite per i loro presunti traffici con il diavolo. Al contrario, con gli eretici l’Inquisizione fu implacabile fin dal XIII secolo, mandando in fumo le vite di chi non abiurava per rientrare nel solco della "giusta fede".
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C'era poco cibo, e sempre lo stesso. Prima dei viaggi nel Nuovo Mondo, non c'erano banane, pomodori, patate. Fino al 14esimo secolo le arance rimasero semisconosciute e soprattutto... non c’era la cioccolata! Tuttavia nel Medioevo non ci si accontentava solo di legumi e cereali. In tavola per le feste c’erano anche pollo e maiale, poi c’è da dire che si mangiavano più o meno le stesse pietanze dell’antichità. Per di più, evitando i dolci – salvo un po’ di miele – si riusciva a salvare i denti, come dimostrano gli scheletri rinvenuti dagli archeologi. Grazie alle migliorie in agricoltura e alla diffusione dell’aratro, il cibo aumentò dopo l’Anno Mille. Ma si riaffacciarono anche le carestie e la popolazione visse di nuovo un collasso demografico tra XIII e XIV secolo.
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Non esistevano le buone maniere. I banchetti chiassosi e all'insegna del poco "bon ton" che si vedono in film e serie televisive sono per lo più leggendari. Anche sulle tavole del Medioevo vigevano alcune regole sociali condivise: per esempio, era buona norma che un servitore assaggiasse le pietanze prima della nobiltà (per accertarsi che non fossero avvelenate, ma anche semplicemente per un'usanza ormai rituale); o che se qualcuno di rango superiore passava la coppa, la si accettasse come segno di favore, e si bevesse un sorso a propria volta, per poi rendergliela. Le posate esistevano, anche se erano poco diffuse, in compenso nei banchetti più nobili si usavano già le soluzioni "sciacqua dita": pentole di acqua bollita con erbe aromatiche e profumate, come la salvia, per risciacquarsi le mani.
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Non ci si lavava spesso. Forse nel Medioevo non si faceva il bagno tutti i giorni (cosa che per alcuni succede anche oggi) ma la vasca da bagno, anche nella semplice forma di tinozza, era un oggetto di mobilio comune; nella bella stagione, erano frequenti le scorribande al fiume; e i bagni termali erano molto comuni e assai frequentati (nella Parigi medievale di Filippo II, 1165-1223, se ne contavano ben 26). D'estate anche i più poveri facevano il bagno nudi nei fiumi, lavandosi.
Anche l'abitudine di lavarsi le mani prima dei pasti era già diffusa, così come quella di lavarsi i piedi o indossare biancheria pulita. La convinzione che nel Medioevo ci si lavasse poco deve essere nata dalla cattiva interpretazione di certe raccomandazioni ironiche ad evitare atteggiamenti grossolani, non lette con il giusto distacco. Leggi anche: la storia dell'igiene
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Le strade erano cloache a cielo aperto. Lontane dall'essere considerate "latrine", le vie di molte città medievali furono ben presto lastricate e provviste di reti fognarie coperte. Per Regine Pernoud, autrice di Luce del Medioevo, "laddove non esisteva fognatura a scarico diretto, si erano creati dei complessi di spurgo, dai quali le immondizie venivano poi versate nei fiumi (come si fa ancora ai giorni nostri) o bruciate". Diversi statuti municipali di epoca medievale, come quello di Marsiglia, ordinano ai proprietari di attività di tenere pulita l'area antistante la propria porta ed evitare che l'immondizia, nei giorni di pioggia, con le strade in pendenza raggiunga il porto. Un inconveniente è invece rappresentato da capre e maiali, che nonostante i reiterati divieti compaiono spesso nelle città dell'epoca.
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Erano tutti ignoranti. Pochi sapevano leggere, è vero, ma già dal XII secolo erano sorte molte scuole primarie (per esempio, nella regione francese della Champagne). Senza dimenticare che i monasteri furono formidabili centri di insegnamento per i figli dei nobili, spesso anche per quelli dei mercanti e per tutti coloro che entravano negli ordini religiosi. Furono proprio le abbazie a tramandarci le conoscenze antiche.
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La cultura visse un'involuzione. In realtà proprio durante il Medioevo nacquero le università (la prima, quella di Bologna, nel 1088), le scuole di medicina e quelle di teologia. I bambini andavano a scuola, in genere vicino alla chiesa, e l'istruzione che precedeva l'Università - per quei pochi che ci andavano - durava circa una decina di anni. Non era infrequente che i ragazzi di diverse classi sociali studiassero insieme, e per chi proveniva da famiglie meno abbienti l'istruzione era spesso gratuita. Tra i poli culturali universitari di Parigi e Oxford si sviluppò la filosofia scolastica basata sulla rilettura del pensiero di Aristotele, e furono gettate le basi per l'elaborazione del metodo scientifico che sarebbe più tardi stato formalizzato da Galileo Galilei.
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C'erano solo cristiani, e bianchi. Ovviamente non era così, ma è comune pensare in questi termini al cittadino medio del Medioevo. Nella realtà, in diverse aree geografiche - come nella Penisola Iberica - si assistette a una convivenza pacifica tra ebrei, musulmani, cristiani e rappresentanti di altre confessioni. Proprio questa commistione di saperi diede vita a fondamentali contaminazioni scientifiche - basti pensare alle conoscenze arabe in fatto di medicina, matematica e astronomia. In generale era più facile essere discriminati per questioni religiose, che per ragioni legate al colore della pelle. Nella foto, un europeo e un arabo si esercitano nella geometria: miniatura di un manoscritto del XV secolo.
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La medicina era basata su pure superstizioni. Anche se in molti casi le diagnosi scomodavano astrologia e teorie umorali (che vedevano ogni alterazione della salute come squilibrio tra quattro umori rispettivamente di cervello, sangue, milza e fegato), alcuni trattamenti seguivano una logica per quasi dire moderna. Come per esempio quello che prevedeva di curare con infusi di camomilla il dolore alle orecchie, o la gotta con il colchico (una pianta velenosa). Molti barbieri si trasformavano all'occorrenza in dentisti o chirurghi per piccoli interventi. E anche se la cosa ci fa oggi rabbrividire, alcuni se la cavavano piuttosto bene.
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Era solo il popolo a pagare. Certo, la figura dello sceriffo di Nottingham che taglieggia i poveri difesi da Robin Hood non è lontana dalla realtà: il signore si faceva ben pagare la sua protezione, esigeva un tributo per l’utilizzo del mulino o chiedeva in cambio servizi al castello; c’era poi la decima per la Chiesa, che nell'VIII secolo divenne legge.
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Nel Medioevo non si viaggiava. Anche in epoca medievale le persone con meno possibilità nascevano e morivano sempre sotto lo stesso cielo, senza essersi mai spostate dal luogo di origine. Ma non più di quanto accadde nelle epoche seguenti. In realtà si viaggiava anche in questo periodo, per esempio durante i pellegrinaggi (che potevano richiedere anche migliaia di km) o per affari e commerci: la seta si importava dalla Cina, le spezie dall'Asia, l'ambra e le pellicce dal Baltico. Alcuni intrepidi esploratori raccontarono le loro avventure in diari di viaggio: il religioso e missionario fiammingo Guglielmo di Rubruck raccontò del suo avventuroso viaggio di 3 anni, iniziato nel 1253, nelle attuali Russia e Ucraina.
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Si moriva a 35 anni. Nei ragionamenti odierni è l'altissima mortalità infantile registrata nel Medioevo ad abbassare la media della durata di vita dell'epoca. Ma in realtà se un uomo sopravviveva all'infanzia e raggiungeva l'età adulta, aveva buone probabilità di vivere fino a 60, 70 anni, e non veniva considerato anziano fino a dopo i 50 anni. Non a caso per Dante il «mezzo di cammin di nostra vita» è a 35 anni.
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Le donne non avevano diritti. Le signore feudali potevano possedere terre, fare testamento, stipulare contratti, citare in giudizio: questi diritti venivano persi temporaneamente con il matrimonio, contestualmente al potenziamento del ruolo femminile in casa. Se la passavano meno bene però le donne di condizione inferiore, più soggette a soprusi e nate con la vocazione al matrimonio (o al voto); ma non è vero che non potessero lavorare in attività commerciali o di bottega, nel caso non fossero sposate o il marito fosse assente. Con le nozze tuttavia, la donna entrava al servizio di un'altra famiglia e cominciava ad avere figli, con il rischio di morire di parto, e l'onere di occuparsi della prole. Nell'immagine, Giovanna d'Arco, celebrata come santa dalla Chiesa cattolica e come paladina dei diritti femminili dalla tradizione.
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Si indossavano abiti eccentrici. Per Regine Pernoud, autrice di Luce del Medioevo, "non bisogna esagerare il pittoresco o l'eccentricità del costume medioevale; certi particolari di abbigliamento che inevitabilmente si associano ai quadri del tempo sono stati portati solo eccezionalmente: le scarpe alla polacca (come quelle nella foto, con la punta estremamente lunga, ndr), per esempio, sono state di moda solo per una cinquantina d'anni, non di più, nel corso del XV secolo, che vide non poche esagerazioni nell'abbigliamento". La biancheria personale era indossata tanto dai nobili quanto dai borghesi; e si amavano i colori e non le tinte scure.
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