L'usanza di rifocillarsi con bevande a base di cioccolata è molto più antica di quanto si credesse. Residui vegetali trovati su reperti archeologici dimostrano che la pianta del cacao (Theobroma cacao) era coltivata per uso alimentare già dalle popolazioni che abitavano nella foresta amazzonica dell'attuale Ecuador oltre 5000 anni fa.
Tracce chimiche riconducibili ai semi (o fave) - la parte della pianta da cui si ottiene il cacao secco, per fermentazione, essiccazione e macinazione - fanno pensare che questo prodotto venisse consumato in forma liquida, come cibo o medicinale, almeno 1500 anni prima del previsto.
Ancora sporchi. Lo studio internazionale cui hanno preso parte le Università della British Columbia e della California, e l'Istituto di ricerca per lo sviluppo di Marsiglia, si è concentrato sul vasellame ritrovato nel sito archeologico di Santa Ana (La Florida) sulle montagne dell'Ecuador, occupato tra i 5300 e i 2100 anni fa. In questo luogo erano già state rintracciate prove della coltivazione di altre piante da consumo alimentare come mais e patate dolci. Il DNA ritrovato in alcuni recipienti analizzati suggerisce che i semi estratti dal baccello della pianta di cacao venissero mescolati in una poltiglia da bere, che ha lasciato tracce chimicamente inconfondibili sui contenitori.
Diversa provenienza. Lo studio dà credito anche ad alcune precedenti ricerche che individuavano le origini di questa pianta nel nordovest del Sud America, l'area in cui si pensa sia avvenuta la domesticazione di queste coltivazioni. Insomma il cioccolato sarebbe un regalo delle popolazioni amazzoniche e non, come in precedenza ipotizzato, di quelle di Messico e America Centrale (dove il cacao arrivò più tardi, forse via mare). In ogni caso, in Europa questa delizia giunse attorno al 1520, con i conquistadores spagnoli di ritorno dal Nuovo Mondo.