Capita spesso di imbattersi in battute o disegni osceni lasciati a imperitura memoria all'interno di bagni pubblici. Accadeva anche ai tempi dei Romani: dopo l'arte erotica espressa nelle taverne e nelle case di Pompei, una scoperta compiuta in un sito romano nell'odierna Turchia sembra portare questo tipo di humour a un livello superiore.
Non siamo cambiati... Nella latrina di un bagno pubblico romano del II secolo d.C. riportato alla luce ad Antiochia ad Cragum, fiorente centro commerciale orientale sotto l'impero romano, sono stati trovati, nell'ultimo giorno di scavi della bella stagione 2018, alcuni mosaici dal contenuto decisamente audace, rivolti al pubblico maschile che frequentava quei luoghi. Michael Hoff dell'Università del Nebraska, Lincoln, direttore del progetto Antiochia ad Cragum Archaeological Research Project (ACARP), li ha descritti ad IFLS.
Il coppiere e l'airone. La prima scena (nella foto in apertura) raffigura Ganimede, giovane e affascinante principe troiano rapito da Zeus e portato sull'Olimpo per diventare il coppiere e l'amante del padre degli dei - e per questo simbolo delle relazioni omosessuali nel mondo antico. Tradizionalmente, il giovane era rappresentato con un cerchio e un bastone, giochi simboli della sua innocenza, ma in questo caso, in cerchio manca e al bastone è attaccata una spugna, quasi che il coppiere stesse pulendo le latrine. Zeus/Giove è raffigurato come un airone che con una spugna nel becco strofina i genitali del ragazzo, con riferimento a un atto sessuale compiuto o da compiersi.

Innamorato del suo riflesso. La seconda scena raffigura Narciso nell'atto di specchiarsi, ma con un lungo e antiestetico naso che mal combacia con la sua decantata bellezza. Anziché ammirare l'immagine del suo volto, il ragazzo sembra intento ad osservare quello dei suoi (sproporzionati) attributi.
Per gli archeologi autori della scoperta, i mosaici a sfondo sessuale offrono uno spaccato ancora più onesto e vicino della comunità che abitava in questo angolo di impero. Non sappiamo quanto frequenti fossero decorazioni del genere, ma averle trovate è stato un colpo di fortuna: poche latrine di epoca romana si sono conservate, e ancora meno conservano ancora i mosaici originali.