La civiltà azteca scomparve, ma gli Aztechi vivono ancora. Se nel Messico dei nostri giorni si dovessero rintracciare gli indios puro sangue, si raccoglierebbero i due quinti della popolazione; e se si dovesse mettere da parte anche chi ha solo un po' di sangue indio nelle vene, la popolazione si ridurrebbe a un ventesimo. A 500 anni dall'invasione degli spagnoli guidati da Hernán Cortéz, il Messico è la nazione più americana delle Americhe. Lo dimostrano anche l'aspetto fisico di molti abitanti (bassa statura, carnagione rossiccia, capelli neri e lisci) e la lingua, il nahuatl, ancora parlato in alcune regioni.
La popolazione india e meticcia, rivoluzione dopo rivoluzione (le più celebri, tra il 1911 e il 1920, quelle di Pancho Villa e di Zapata) ha aumentato il proprio peso rispetto ai discendenti "purosangue" dei conquistadores spagnoli. Uno spirito risorgimentale che oggi si manifesta, per esempio, tra gli indios del Chiapas, che si rifanno sì alla rivoluzione messicana di Zapata (anch'egli indio, fra l'altro) ma anche alle tradizioni precolombiane.
Città del Messico. L'eredità azteca è dappertutto: la piazza principale di Città del Messico, Plaza de la Constitución, copre quella della antica capitale azteca, Tenochtitlán e il palazzo del presidente del Messico sorge sulla residenza dell'ultimo imperatore, Montezuma.
Perfino la bandiera messicana ha una simbologia azteca: al centro, un'aquila appollaiata su un fico d'india ha nel becco un serpente. La figura si rifà alla leggenda precolombiana della fondazione di Tenochtitlán, costruita dove gli Aztechi videro, appunto, un'aquila catturare un serpente. E se in genere la cultura india è un amalgama delle antiche pratiche indigene con gli insegnamenti dei monaci cattolici del XVI secolo, esistono ancora zone dove l'eredità azteca è meno contaminata. Nei dintorni della città di Cuernavaca, per esempio, i diretti discendenti degli Aztechi coltivano ancor oggi le terre in riva a un lago con le medesime tecniche dei loro antenati, usando solamente zappe con la lama ricurva, senza né aratri né sistemi di irrigazione.
Da Che fine hanno fatto?, di Riccardo Tonani, tratto da Focus Storia 62 (disponibile in digitale). Leggi anche il nuovo Focus Storia in edicola!