Storia

L'aurora boreale contribuì alla tragedia del Titanic?

Una tempesta geomagnetica a metà aprile 1912 potrebbe aver interferito con i sistemi di navigazione del Titanic e con gli SOS lanciati via radio.

L'RMS Titanic naufragò nelle prime ore del 15 aprile 1912, in una notte senza Luna. Non era però completamente buio: i documenti di allora parlano di cieli illuminati dall'aurora boreale. Ora una ricostruzione storica dell'affondamento del transatlantico, pubblicata sulla rivista Weather, ipotizza che proprio le luci del Nord potrebbero aver contribuito alla collisione della nave con l'iceberg e al successivo ritardo nei soccorsi. Un'ipotesi coraggiosa e tutta da verificare, ma comunque non implausibile.

Testimonianze concordi. Le aurore polari si formano per l'interazione tra le particelle cariche emesse durante una tempesta solare e gli strati più esterni dell'atmosfera terrestre. In corrispondenza delle regioni polari il campo magnetico terrestre che fa da barriera al vento solare è più debole e consente alle particelle cariche di passare. Per questa ragione il fenomeno è più frequente alle alte latitudini.

La presenza dell'aurora boreale nei cieli dell'Atlantico settentrionale nella notte tra il 14 e il 15 aprile è documentata dal diario di bordo di James Bisset, un ufficiale della RMS Carpathia, la nave che dopo l'incidente avrebbe portato in salvo 705 passeggeri del Titanic: «Non c'era la Luna, ma l'aurora boreale risplendeva come raggi lunari sparati all'impazzata dall'orizzonte settentrionale» scriveva Bisset, che qualche ora più tardi avrebbe descritto la comparsa di raggi verdastri nel cielo mentre si avvicinava alla nave ormai a picco. Di "archi a ventaglio nel cielo settentrionale, con strisce più deboli che raggiungevano la stella polare" avrebbero riferito anche alcuni passeggeri sopravvissuti al naufragio.

Fuori strada. Secondo Mila Zinkova, ricercatrice indipendente autrice dello studio, la tempesta solare potrebbe aver mandato in tilt la bussola della nave mettendola in rotta di collisione con l'iceberg responsabile del disastro, che fu avvistato all'ultimo momento. Una deviazione di appena un grado sarebbe bastata, per portare la nave fuori rotta: «Questo errore apparentemente insignificante potrebbe aver fatto la differenza tra impattare contro un iceberg ed evitarlo» scrive Zinkova.

Interferenze e silenzi. La tempesta geomagnetica potrebbe anche aver creato problemi nelle comunicazioni che portarono ai ritardi nella ricezione del messaggio di SOS lanciato dal Titanic. Gli operatori radio delle navi in transito nelle vicinanze, come la RMS Baltic (che rispose alla chiamata del Titanic ma fu poi preceduta dalla Carpathia nei soccorsi) raccontarono quella notte di trasmissioni radio disturbate. Alcuni segnali di allarme lanciati dal Titanic non furono ricevuti, mentre le offerte di aiuto di altre navi non raggiunsero il transatlantico. Inoltre, il vento solare potrebbe aver disturbato i sistemi di orientamento della nave Carpathia mentre accorreva in soccorso: in un primo tempo, la nave si spinse infatti a quasi 11 km di distanza dal luogo del disastro.

Per altri storici, anche se la presenza dell'aurora boreale in quella tragica notte non è da escludere, la sua influenza sul disastro potrebbe non essere stata determinante come altre cause, come gli errori di progettazione della nave, alcune leggerezze nello studio della rotta e diverse inadempienze nelle operazioni di salvataggio.

26 settembre 2020 Elisabetta Intini
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