Storia

Archeologia col radar: l'invisibile città romana

Scoperta e mappata grazie alla tecnica radar, la città romana è un complesso di monumenti, condotte d'acqua e templi: un insediamento molto diverso da altre città romane.

È noto che l'Italia è un Paese estremamente ricco di aree archeologiche. In alcuni casi gli archeologi preferiscono non dire dove vengono scoperti nuovi siti per evitare che siano preda di tombaroli, almeno finché non si trovano i finanziamenti per una campagna ufficiale di scavi. Ora però uno studio condotto dalle università di Cambridge (UK) e di Gand (Belgio) ha portato alla luce qualcosa davvero di unico, che non poteva non essere raccontato: una città romana di cui non si conosceva l'esistenza, in prossimità di Falerii Nova (50 chilometri circa a nord di Roma), interamente sotto un terreno agricolo di circa 30 ettari (300.000 metri quadri).

 

La città anomala. Le ricerche hanno permesso di individuare un complesso termale, un mercato, un tempio e un monumento la cui struttura è diversa da ogni altra osservata finora e persino una vasta rete di tubature per l'acqua. La costruzione dell'insediamento, che dovrebbe risalire a un paio di secoli prima di Cristo, non seguì le regole generali delle città romane finora note, in quanto, ad esempio, vi è un edificio molto grande dalla forma rettangolare collegato all'acquedotto per mezzo di una serie di condotte che non corrono lungo le strade, come ci si aspetterebbe, ma sotto gli isolati.

Stando agli archeologi quell'edificio era una piscina ed era parte di un grande complesso balneare pubblico. Ancor più strana è la presenza, vicino alla porta settentrionale della città, di due grandi strutture, una di fronte all'altra, ricoperte da un grande portico. Si ipotizza che siano parte di un imponente monumento pubblico, forse un ambiente sacro ai margini della città. Nulla di tutto ciò si ritrova in altre città romane. Lo studio ha permesso anche di capire che dopo il 700 d.C., quando Falerii Nova si spopolò, parti di quelle costruzioni vennero sottratte per edificare altrove.

L'archeologo radar. La tecnologia utilizzata, nota da tempo, si basa sull'invio di onde radar nel terreno, che vengono riflesse dagli ostacoli che incontrano nel sottosuolo. Questa volta però il georadar era estremamente più sofisticato di altri analoghi strumenti. Al traino di un trattore, sono state eseguite scansioni ogni 12,5 centimetri, cosa che ha permesso di ricostruire il piano cittadino su diversi livelli, dando modo agli archeologi non solo di ottenere un'immagine precisa dell'insediamento, ma anche di poter iniziare a ricostruire una storia dell'insediamento.

Per Martin Millett (Cambridge), uno degli autori dello studio, «il livello di dettaglio raggiunto a Falerii Novi e le caratteristiche del radar utilizzato dicono che questo tipo di indagine potrebbe trasformare il modo con cui gli archeologi indagano i siti urbani del passato».

:o stesso team sta ora studiando due aree archeologiche, una nei pressi di Alborough (Yorkshire, UK), l'altra su Interamna Lirenas, un'antica città romana nel territorio dei volsci (un antico popolo italico) in prossimità dell'attuale Pignataro Interamna (Frosinone).

Uno degli obiettivi è tecnologico: si cerca di migliorare il sistema, perché per studiare un ettaro di terreno (privo di insediamenti moderni) ci vogliono almeno 20 ore di rilevamenti, e si vorrebbe ridurre drasticamente questi tempi anche per poter applicare il metodo su aree attualmente abitate.

9 giugno 2020 Luigi Bignami
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