Gli antichi Romani furono precursori in molti campi della vita sociale, politica e culturale: alcuni meritevoli, come il diritto o l'ingegneria; altri meno, come la corruzione e... le scritte oscene e gli annunci sessuali nei bagni pubblici. Le fonti parlano chiaro: nelle pubblicae latrinae o nelle terme, sono emersi non solo mosaici decisamente audaci raffiguranti scene erotiche e falli enormi, ma anche battute sconce simili a quelle che troviamo oggi nelle toilette.
Sono molte le iscrizioni emerse dagli scavi archeologici effettuati nelle latrine romane, sia ai confini che al centro dell'Impero. Grazie a queste fonti dirette, sappiamo che anche il popolo - e quindi non solo poeti come Catullo e Marziale che scrivevano versi "proibiti" a sfondo sessuale per attaccare i propri rivali - faceva un uso ossessivo di insulti sessuali di chiarezza pornografica.
Nelle publicae latrinae. Di frasi oscene ce ne sono per tutti i gusti: un pene in erezione con scritta esplicativa ("Mi ha preso la fregola") in un campo legionario in Germania; oscenità assortite nelle latrine di Pompei ed Ercolano, tra pettegolezzi intimi ("Giocondo non sa scopare bene"), annunci sessuali bisex ("Schiava si offre per due assi", "Felix lo succhia per un asse"), messaggi velati ("Anche Apollonio, medico dell'imperatore Tito, è passato di qui") o del tutto espliciti ("Secundus caca qui").
ai posteri. Ciò che desta l'interesse degli studiosi, ovviamente, non è tanto il contenuto pruriginoso di queste iscrizioni, ma il lessico che è stato esaminato dai glottologi. Tracciati con mezzi di fortuna e senza la minima intenzione di passare ai posteri, quei graffiti arrivati fino a noi, documentano infatti l'uniformità della lingua popolare fin nei termini anatomici e sessuali. E dimostrano la formidabile unità culturale raggiunta dal popolo dell'Impero romano.