Sposarsi tra persone dello stesso sesso, nell'antica Roma, era una pratica riservata solo agli uomini e non risultava né diffusa né ben vista. Inoltre, i rapporti di un uomo con un partner maschile erano accettati soltanto se non ne "compromettevano la virilità", ossia se si sceglieva un compagno di rango inferiore e se si manteneva un ruolo "attivo". Alcuni storici dell'epoca imperiale, riportano aneddoti sui matrimoni di due imperatori romani, Nerone ed Eliogàbalo.
Secondo alcuni fonti, tra le quali la biografia di Nerone (37-68) scritta da Svetonio nelle Vite dei dodici Cesari, sembra che l'imperatore contrasse due matrimoni omosessuali: il primo con un fanciullo di nome Sporo, un liberto eunuco che Nerone considerava la reincarnazione della defunta moglie Poppea; il secondo con Pitagora, un bellissimo liberto che l'imperatore, "interpretando" questa volta il ruolo della moglie, sposò durante una cerimonia pubblica nel 64.
la sua regina. Secondo il biografo Cassio Dione (155 d.C.) che pubblico una Storia Romana in ottanta libri, un altro celebre sposalizio omosessuale fu quello tra l'imperatore Eliogàbalo della dinastia dei Severi (che regnò dal 218 al 222, anno della morte) e il suo amante prediletto, l'auriga Ierocle. Pare che l'imperatore avesse scelto di rivestire i panni della sposa e che amasse rivolgersi al consorte chiamandolo "marito", mentre egli stesso si definiva la sua "regina". Inoltre, secondo un altro racconto, sembra che Eliogàbalo ebbe come amante un certo Aurelio Zotico, un atleta originario di Smirne che divenne cubicularius, cioè addetto alla camera da letto dell'imperatore. I due erano talmente inseparabili che a corte Zotico era considerato il consorte di Eliogàbalo. E nella Historia Augusta, raccolta di biografie dell'età imperiale scritta nel IV secolo, si afferma che ci fu proprio un matrimonio con tanto di cerimonia pubblica.
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