Un gruppo di archeologi subacquei ha completato la mappatura di una vasta area di rovine sommerse di un’antica città romana, nota come Neapolis, che fu in gran parte spazzata via da un violento tsunami: è in prossimità della moderna Nabeul, nel nord-est della Tunisia.
Le ricerche attorno all'area di Neapolis, in corso dal 2010, sono condotte dal National Heritage Institute della Tunisia e dall’Università di Sassari e coordinate da Mounir Fantar. Solo nel 2017, però, si è fatto un passo in avanti nella mappatura delle rovine, grazie a condizioni di mare particolarmente favorevoli.
Il lavoro ha portato alla localizzazione di una rete di strade, di monumenti e di centinaia di strumenti che servivano per produrre il garum, una salsa di pesce fermentato che era un condimento molto popolare in Grecia e nella Roma antiche. Molti indizi depongono a favore del fatto che il garum fosse anche un elemento importante per l’economia della città.
Sul'importanza del garum nell'economia di Neapolis, Fantar non ha dubbi: «Era di sicuro un importante centro per la produzione di garum e pesce salato, probabilmente il più grande di quel genere nel mondo di allora».
Malvista da Roma. Le rovine si estendono su 20 ettari, circa 0,2 chilometri quadrati, e dal modo col quale sono distribuite gli archeologi hanno dedotto che a causare la distruzione della città furono il terremoto del 21 luglio 365 d.C. e, soprattutto, il successivo tsunami: l’evento, registrato dallo storico Ammiano Marcellino, causò gravi danni anche sull’isola di Creta e ad Alessandria d’Egitto.
Le simulazioni hanno permesso di stimare che il sisma fu prodotto da due scosse consecutive, con la maggiore, devastante, che raggiunse magnitudo 8: sembra che vaste aree di Creta si siano innalzate anche di 10 metri.
Neapolis, fondata nel V secolo avanti Cristo, ebbe una storia tormentata di cui sappiamo poco, forse anche perché era invisa ai Romani perché si era schierata con i Cartaginesi durante la terza guerra punica, tra il 149 e il 146 a.C., prima che Roma ne prendesse il controllo: scritte e incisioni, già localizzate tra le rovine, potrebbero aiutare a fare luce su quel periodo.