Da quando furono ammaestrati per la prima volta, molti millenni fa, animali come cani, gatti e cavalli sono diventati fedeli compagni dell'uomo, vivendo nelle nostre comunità. E a quanto pare l'amore che legava i nostri antenati ai loro amici a quattro zampe avrebbe spinto alcuni membri di antiche popolazioni a farsi seppellire insieme ai loro. A suggerirlo è stato uno studio pubblicato sulla rivista Plos One, che ha analizzato alcune tombe della tarda età del ferro situate a Verona, nell'area archeologica del Seminario Vescovile.
Necropoli preromana. Parte del progetto CELTUDALPS, cofinanziato dal Fondo Nazionale Svizzero per la Ricerca Scientifica e dalla Provincia Autonoma di Bolzano- Alto Adige, lo studio è stato coordinato, tra gli altri, da Marco Milella, dell' Università di Berna, e da Albert Zink dell'Istituto per lo studio delle mummie di Eurac Research. Gli scavi nella zona del Seminario si erano già svolti tra il 2005 e il 2009 in un'area situata alla periferia orientale della città romana, dove tra il III e il I secolo a.C. si trovava una necropoli occupata da una comunità dei Galli Cenomani. «Si tratta di popolazioni che scesero in Italia da Oltralpe intorno al IV secolo a.C. e che poi convissero pacificamente in quest'area con i gruppi autoctoni che vi risiedevano e in seguito con i Romani», spiega Zita Laffranchi, ricercatrice dell'università di Berna e uno dei primi autori della ricerca.
Diverse specie. Lo studio ha esaminato 161 sepolture, notando che in 16 di esse, accanto a spoglie umane, erano presenti scheletri o ossa di animali. Nella maggior parte dei casi si trattava di specie commestibili (tra cui maiali, polli e mucche) e la loro presenza era quasi sicuramente dovuta a offerte alimentari. Ad attirare l'attenzione degli studiosi, tuttavia, sono state quattro tombe nelle quali i defunti erano sepolti accanto a resti di cani e cavalli, specie normalmente non destinate all'alimentazione.
Le sepolture. Si tratta di due uomini (uno di mezza età con un piccolo cane, un altro di età compresa tra 20 e 35 anni sepolto con ossa di cavallo), di una bambina in età neonatale adagiata accanto a un cagnolino e di una donna di età compresa tra 35 e 50 anni, nella cui tomba erano presenti reperti ossei di diversi equini (tra cui lo scheletro di un esemplare intero) e un teschio di cane.
Esami multidisciplinari. Perché scegliere una simile compagnia nell'oltretomba? Per rispondere a questa domanda, gli esperti hanno adottato un approccio multidisciplinare.
«Abbiamo applicato i metodi classici dell'antropologia biologica per la stima del sesso e dell'età degli umani e per lo studio delle possibili patologie, e metodi dell'archeozoologia per determinare specie, sesso, ed età degli animali sepolti», precisa Laffranchi. «A ciò si sono aggiunte analisi degli isotopi stabili di carbonio e azoto per indagare differenze nell'alimentazione di animali e umani e capire la struttura sociale ed economica di questi ultimi, oltre a esami del carbonio 14 e allo studio paleogenetico per esplorare possibili rapporti di parentela tra gli individui».
Proprio dalle analisi paleogenetiche è risultato che le quattro persone non erano imparentate tra loro: questa circostanza esclude dunque che si trattasse di una pratica diffusa solo all'interno di un certo clan familiare. Gli esami hanno inoltre scoperto che gli animali presenti nelle tombe (in particolare i cani) godettero di buone cure e di un ottimo regime alimentare.
Tra affetto e ritualità. Anche se non c'è ancora la certezza, vi sarebbe la possibilità che la vicinanza tra defunti e bestiole fosse dovuta a un forte legame affettivo. Un'altra spiegazione potrebbe risiedere nel particolare significato simbolico di alcuni animali nella vita ultraterrena. Nella religione gallo-romana, per esempio, si credeva che la dea celtica dei cavalli, Epona, proteggesse gli individui anche dopo la morte. Stando agli studiosi, non è peraltro escluso che le ragioni siano state sia rituali sia sentimentali. «Un'ipotesi non può escludere l'altra», conclude Laffranchi. «La presenza di importanti rapporti affettivi verso cani e cavalli non è un fenomeno esclusivamente moderno, ma è ampiamente documentato storicamente, iconograficamente, nel mito e nella letteratura antica».